Fattori e
caratteristiche che possono influenzare la stampa offset e rotooffset
delle carte patinate: 2° PARTE
di
Nino Ciaglia
(9° Corso di Tecnologia per Tecnici Cartari edizione
2001/2002 Scuola Interregionale di Tecnologia per Tecnici Cartari; Via
Don G. Minzoni, 50 - 37138 Verona)
1
- Introduzione
1.1 -
Stampabilità della carta
2
- Macchinabilità
2.1 -
Impasto fibroso
2.2 -
Caratteristiche meccaniche
2.3 -
Resistenza allo strappo, abrasività e spolvero
superficiale
2.4 -
Planarità
2.5 -
Imbarcamento
2.6 -
Resistività Elettrica
SECONDA PARTE:
3
-
Inchiostrabilità
3.1 -
Liscio e voluminosità
3.2 -
Speratura
3.3 -
Assorbenza
3.4 -
Bagnabilità
3.5 -
Collatura
3.6 -
Alcalinità della patina
3.7 -
Doppio viso
3.8 -
Marezzatura
3.9 -
Righe di patina e sfiammature
3.10 -
Marcature di calandra
TERZA PARTE:
4
-
Evidenziabilità
d’immagine
4.1 -
Grado di bianco
4.2 -
Opacità e coefficiente di diffusione
4.3 -
Lucido
3.
Inchiostrabilità
L’inchiostrabilità rappresenta la potenziale idoneità della carta ad
essere adeguatamente stampata, nelle condizioni specificate, sotto
l’aspetto della ricettività e della stabilizzazione dell’inchiostro;
essa è determinata da alcune caratteristiche superficiali e chimiche
della carta, quali il liscio, la compressibilità, l’assorbenza ed il
tipo di struttura porosa, la bagnabilità, la collatura, il pH e la
resistenza all’acqua di bagnatura: esse debbono risultare tali da
consentire l’idoneo trasferimento dell’inchiostro dalla forma stampante
ed il suo rapido ancoraggio sulla superficie della carta senza che si
manifestino difetti nella riproduzione dell’immagine.
3.1
Liscio e voluminosità
Le
caratteristiche di liscio di una carta sono da porre in relazione con la
frequenza dei rilievi superficiali, con la distribuzione delle loro aree
e delle loro profondità, con la loro modificazione al variare della
pressione esercitata.
La
superficie della carta, anche quella meglio livellata, presenta infatti
sempre delle irregolarità che possono presentare l’aspetto di
avvallamenti e di rilievi. Se la carta non è patinata, tali irregolarità
sono dovute a fibre o aggregati di fibre che sporgono rispetto al
livello medio della superficie; nel caso di carta patinata, le
irregolarità sono rappresentate dalla trama superficiale della patina
che è legata alle caratteristiche reologiche della formulazione di
patina, all’assorbenza del supporto ed al sistema di applicazione
adottato.
I
trattamenti meccanici cui viene sottoposta la carta, come la lisciatura
e la calandratura o l’asciugamento a contatto di mantelli speculari come
nel caso delle carte monolucide o cast–coated possono migliorare
notevolmente la superficie senza riuscire tuttavia ad eliminarne
completamente le irregolarità.
È
comunque da rilevare che, per effetto della compressione cui viene
sottoposta la carta durante la calandratura, si ha una diminuzione dello
spessore, dell’assorbenza, dell’opacità e della compressibilità della
carta: conseguenze secondarie che spesso non sono gradite, quando in
particolare una calandratura troppo spinta può comportare una riduzione
eccessiva della compressibilità.
Il
liscio dipende anche dalla composizione dell’impasto: le carte di
cellulosa al solfito sono più lisce di quelle di cellulosa al solfato,
perché il foglio è più elastico quando è umido; la pastalegno permette
di ottenere mediante calandratura alti livelli di liscio, oppure
applicando il pigmento sotto forma di patina.
La
funzione che il liscio svolge ai fini della ricettività all’inchiostro
consiste nel consentire un contatto più o meno completo con la forma
stampante al momento in cui avviene il trasferimento dell’inchiostro
dalla forma alla superficie della carta. Quando più il liscio è elevato,
tanto migliore risulterà il contatto tra forma e carta, e tanto più
elevata sarà sia la quantità d’inchiostro trasferita alla carta con un
dato inchiostro e per una data inchiostrazione della forma, sia
l’omogeneità dell’immagine riprodotta.
Occorre
però distinguere il “liscio di stampa” dal liscio che una stessa carta
manifesta quando è sollecita da un’adeguata pressione.
Il
liscio di stampa, ossia il liscio della carta sottoposta alla pressione
di stampa, è influenzato oltre che dalla struttura superficiale della
carta anche dalla sua voluminosità e dalla elasticità della carta
stessa: ciò che conta effettivamente ai fini della ricettività
all’inchiostro è il reale stato che viene ad assumere la superficie
della carta quando viene portata a contatto con la forma stampante sotto
l’effetto della pressione di stampa.
La
voluminosità quindi contribuisce ad assicurare insieme al liscio un più
intimo contatto tra la forma di stampa e la superficie della carta e
condiziona in particolare l’adattabilità della forma alla carta. È da
tenere presente comunque che, nel pratico impiego, carte non molto lisce
ma ancora voluminose consentono di ottenere un risultato qualitativo di
stampa superiore a quello che si può raggiungere utilizzando carte molto
lisce ma carenti sotto l’aspetto della voluminosità. Una calandratura
eccessiva rende indubbiamente più liscia la superficie della carta, ma
la conseguente diminuzione di spessore comporta un aumento della densità
apparente e della durezza e quindi una riduzione della compressibilità:
la carta anche se più liscia, avendo perduta la sua possibilità di
adattamento alla forma stampante, può condurre pertanto ad una
abbassamento del livello qualitativo di stampa.
3.2
Speratura
Speratura significa l’operazione di guardare l’insieme delle
caratteristiche della carta che risultano in controluce. Mai nella carta
le fibre sono disposte in modo così regolare da impartire al foglio una
struttura uniforme.
Quando
si osserva un foglio di carta a luce trasmessa, ponendolo di fronte ad
una sorgente luminosa e guardandolo per trasparenza, si osservano
fiocchi di fibre aventi dimensioni più o meno grandi che rendono il
foglio localmente più o meno spesso, e si presentano come macchie scure
rispetto ai punti in cui esso è più sottile.
Se la
formazione del foglio è composta da piccoli fiocchi di fibre e le
alternanze di chiaro scuro sono ridotte si dice che è chiuso, ben
sperato, viceversa se sono presenti fiocchi di dimensioni relativamente
notevoli, si
parla di
speratura nuvolosa. Si ha infine una speratura ridente quando i fiocchi
anche se piccoli sono oscurati da zone dove il foglio è più sottile in
modo esagerato quindi visto in controluce si ha elevata alternanza di
punti scuri e punti chiari.
Sull’aspetto della speratura influiscono lo spessore e la grammatura del
foglio di carta: tanto sono maggiori questi due valori quanto migliore
sarà la speratura. Da questo si desume che è molto più difficile
ottenere una buona speratura in un foglio di carta di bassa grammatura
che non in uno di alta grammatura.
Per
ottenere una uniforme voluminosità il foglio di carta non dovrà
presentare assolutamente una formazione del tipo nuvolosa in quanto in
fase di patinatura e poi in calandratura i fiocchi di fibre recependo
meno patina rispetto ai punti più chiari avranno di conseguenza un
lucido minore e un comportamento diverso rispetto all’inchiostro.
3.3
Assorbenza
Ai fini
dell’inchiostrabilità anche la caratteristica di assorbenza svolge un
ruolo di fondamentale importanza: essa infatti influenza oltre che la
ricettività l’immobilizzazione e la stabilizzazione dell’inchiostro,
anche la prima fase del processo di essiccazione dell’inchiostro stesso.
Pure
l’ottenimento di un elevato lucido di stampa, come nel caso di carte
patinate, è da mettere in relazione con particolari caratteristiche di
assorbenza o meglio con un tipo di struttura porosa adeguata agli
inchiostri a tal fine impiegati e noti come inchiostri lucidi a rapida
stabilizzazione.
Le carte
non patinate rappresentano un materiale essenzialmente poroso,
costituito da aggregati di fibre di cellulosa variamente disposte ed
intrecciate, che determinano delle cavità di diversa forma e profondità
(spazi
interfibra o pori di carta), la cui larghezza può oscillare da valori
prossimi ad 1 mm a valori piuttosto elevati e cioè dello stesso ordine
di grandezza degli elementi fibrosi costituenti la carta.
Nelle
carte patinate, alla struttura eterogenea del supporto si sovrappone uno
strato superficiale con struttura anch’essa discontinua, ma molto più
fine: infatti le particelle minerali costituenti il pigmento di patina,
unite fra di loro per mezzo di un legante danno luogo ad interstizi di
piccole dimensioni, che rappresentano i “pori” della superficie
patinata. Si avrà pertanto una struttura porosa, nella quale
l’intervallo di distribuzione delle dimensioni dei pori è molto più
ristretto rispetto alle carte non patinate; si potrebbe pertanto dire
che tutte le carte patinate sono microporose in rapporto alle carte non
patinate, intendendo che l’ordine di grandezza medio delle dimensioni
dei pori è nettamente inferiore.
Per
meglio spiegare sia il meccanismo del processo di stabilizzazione su
carte patinate dei citati inchiostri a rapida stabilizzazione, sia
l’origine di alcuni difetti che si manifestano quando le caratteristiche
della carta patinata utilizzata non sono adeguate alla formulazione di
tali inchiostri, è tuttavia necessario differenziare ulteriormente, sia
pure nel campo più limitato delle carte patinate, i pori di dimensioni
relativamente maggiori da quelli più piccoli. Si riserverà pertanto il
termine di micropori e di microporosità riferendosi non genericamente
alla struttura di tutte le carte patinate, ma esclusivamente alla
struttura di quelle che presentano pori di dimensioni inferiori ad un
limite che dipenderà dal particolare tipo di inchiostro impiegato; il
termine di macropori e di macroporosità sarà invece da riservare sia a
tutte le carte non patinate, che a quelle carte patinate che presentano
pori di dimensioni superiori al limite condizionato dal particolare
inchiostro utilizzato.
Facendo
riferimento a tutta la gamma delle carte patinate e non patinate, si può
dire, come si è già accennato, che le caratteristiche di assorbenza
della
superficie di una carta, dipendenti dal numero, dalla forma e dalle
dimensioni dei pori più prossimi alla superficie, sono quelle che
condizionano la penetrazione dell’inchiostro sia nel corso della stampa
che successivamente; in corrispondenza degli spazi con diametro più
grande ha luogo una penetrazione dell’inchiostro tal quale in quanto
riescono a penetrare sia il veicolo che il pigmento, mentre in
corrispondenza degli spazi con diametro inferiore la penetrazione è
accompagnata da una separazione dei componenti cioè da una filtrazione;
in tali spazi penetra pertanto parte del veicolo mentre il pigmento si
arresta alla superficie della carta, inglobato nella parte del veicolo
che non è stata assorbita.
I
fenomeni di penetrazione e filtrazione sono del tutto generali, nel
senso che si manifestano sempre, seppure in grado differente, con gli
inchiostri e le carte di qualsiasi tipo. Con le carte che presentano una
struttura spiccatamente macroporosa, come le carte da giornale in cui
prevalgono spazi interfibra di considerevole diametro, la penetrazione
rappresenta il fenomeno più appariscente, soprattutto negli istanti che
seguono immediatamente la fase di stampa; nelle carte ad elevata
microporosità, come generalmente si dovrebbe verificare per le carte
patinate in cui prevalgono pori di più piccole dimensioni, si ha invece
una netta preponderanza del processo di filtrazione.
Si può
comunque ritenere che, tramite i due fenomeni di penetrazione e di
filtrazione, l’assorbenza di una carta condizioni direttamente la
stabilizzazione dell’inchiostro, cioè la prima fase del suo processo di
essiccamento, cui corrisponde la formazione di una pellicola
d’inchiostro che, pure se non del tutto ancorata al supporto, non da
luogo ad inconvenienti nel corso dell’impilamento e dell’allestimento
del materiale stampato.
Da
quanto precedentemente esposto si comprende quindi come, nel caso delle
carte patinate, sia importante procedere oltre che alla valutazione
dell’assorbenza globale anche ad una caratterizzazione del tipo di
struttura porosa che una carta presenta, è cioè molto importante
distinguere se la struttura superficiale di una carta sia
prevalentemente del tipo microporoso o macroporoso, in quanto sono le
caratteristiche di microporosità di un supporto da stampa, unitamente
all’assorbenza globale del supporto stesso, che condizionano la
soddisfacente utilizzazione degli inchiostri lucidi a rapida
stabilizzazione: solo in tali condizioni infatti, e cioè per valori di
assorbenza globale sufficientemente elevati, se pure contenuti entro
determinati limiti, e in presenza di micropori con dimensioni
prevalentemente distribuite in un certo campo, si potrà avere una rapida
stabilizzazione di detti inchiostri ed assicurare contemporaneamente il
conseguimento di un elevato lucido di stampa.
3.4
Bagnabilità
La
bagnabilità della carta concorre a determinare, insieme alla
caratteristiche di liscio e di assorbenza, la ricettività
all’inchiostro.
La
bagnabilità da parte del veicolo dell’inchiostro dipende, nel caso di
carte patinate, dalla composizione della patina ed in particolare dalla
presenza di alcuni additivi o dalla migrazione in superficie di
plasticizzanti.
Sono
comunque rari i casi di una adeguata bagnabilità da parte dei liquidi
organici che costituiscono il veicolo degli inchiostri, tale da
comportare il rifiuto o il cattivo ancoraggio dell’inchiostro.
Si
ritiene utile un più approfondito esame dei principi fisici che
determinano la bagnabilità ai fini del controllo dell’equilibrio
acqua-inchiostro, e cioè in modo che nel corso della tiratura non si
alteri il comportamento differenziato dei grafismi e dei contrografismi,
della forma stampante, che deve risultare rispettivamente del tipo
liofilo e di tipo idrofilo.
Una
goccia di un liquido (un veicolo oleoso o acqua) posta su una superficie
solida piana può assumere una forma praticamente sferica (a) o può
spandere completamente formando un film sottile (b) o può assumere
infinite forme tra le due estreme citata, due delle quali (c e d) sono
mostrate in figura 2.
-omissis: vedi documento intero
qui-
3.5
Collatura
Come è
noto, una carta collata oppone una certa resistenza alla penetrazione
dell’acqua e dei liquidi acquosi, che invece sono assorbiti più o meno
rapidamente quando la carta non è collata.
Per
effettuare la collatura è necessario trattare la carta con idonee
sostanze, che possono essere aggiunte in impasto o in superficie.
Nel
primo caso il trattamento dell’impasto è fatto con piccole quantità di
collanti a base di colofonia o di paraffina, oppure di prodotti organici
sintetici, che non riescono a provocare un’apprezzabile diminuzione
dell’assorbenza della carta, ma abbassano invece notevolmente la
bagnabilità delle fibre. Tali sostanze fortemente idrorepellenti,
formano sottili pellicole disposte a chiazze nella parete esterna delle
fibre e che pertanto si bagnano con difficoltà: ciò ostacola la
penetrazione dell’acqua nel corpo della carta, senza tuttavia impedirla.
Si può
in breve dire che il processo di collatura fa diminuire l’affinità della
carta nei riguardi dell’acqua e ciò comporta una diminuzione della
bagnabilità e quindi della velocità di penetrazione dell’acqua nella
carta: all’aumentare della collatura aumenterà quindi anche l’angolo di
contatto; pertanto l’angolo di contatto fra carta e acqua può anche
rappresentare in generale una misura del grado di collatura della carta.
L’angolo
del contatto varia con il tempo: è massimo al momento in cui la goccia
tocca la carta e poi tende a diminuire in modo continuo. Infatti al
passare del tempo la superficie della carta a contatto con l’acqua perde
progressivamente la sua capacità a trattenerla: l’acqua penetra quindi
nella carta ed il volume della goccia diminuisce, ma siccome l’area di
contatto fra carta e acqua rimane praticamente costante, l’angolo di
contatto dovrà diminuire. La variazione dell’angolo di contatto nel
tempo può rappresentare una misura della velocità di penetrazione
dell’acqua nella carta.
Una
collatura piuttosto elevata prende il nome di collatura forte o
collatura da scrivere, perché essa è una caratteristica essenziale delle
carte da scrivere quando si utilizzano inchiostri a base acquosa: carte
niente o insufficientemente collate darebbero luogo in tal caso a
spandimento e trapelamento dell’immagine. Altre carte sono collate in
grado più o meno elevato, in modo da ritardare opportunamente la
velocità di penetrazione dell’acqua secondo le esigenze dei casi
specifici, i supporti per patinare e le carte destinate alla stampa
offset.
L’assorbenza all’acqua è, per le carte destinate all’offset,
un’importante caratteristica d’inchiostrabilità.
Durante
il processo di stampa, come è noto, l’acqua di bagnatura ricopre
non solo
le zone non stampanti della lastra, e quindi anche quelle corrispondenti
del tessuto gommato, ma è presente sotto forma di piccole goccioline
anche nello strato d’inchiostro distribuito sulle zone stampanti. Al
momento del contatto del tessuto gommato con la carta, è necessario che
tali goccioline vengono assorbite dalla carta con una velocità idonea ad
eliminare il rischio che la presenza di acqua possa interferire con il
regolare trasferimento dell’inchiostro. Analogamente si dovrà
verificare, nella stampa a colori, che l’acqua deposta in corrispondenza
delle zone non stampate del foglio dal primo gruppo stampante venga
rapidamente assorbita, in modo da non ostacolare il trasferimento
dell’inchiostro delle successive forme stampanti. In entrambi i casi, un
eccessivo rallentamento della penetrazione dell’acqua negli strati
superficiali della carta, alterando il regolare processo di filtrazione
dell’inchiostro trasferito dalla forma stampante, può dare luogo ad un
indebolimento e ad una disuniformità dell’immagine stampata.
Tenendo
tuttavia conto anche del fatto che la presenza dell’acqua di bagnatura
rappresenta un fattore che indebolendo i legami tra le fibre può portare
ad una sensibile riduzione della resistenza meccanica superficiale, e in
particolare nei casi in cui una regolazione non idonea dell’equilibrio
acqua-inchiostro ne metta in gioco una quantità eccessiva, si comprende
come la scelta di un valore di collatura della carta, quanto più
possibile idoneo a soddisfare al meglio i contrastanti requisiti presi
in esame, debba tener conto del livello qualitativo delle
caratteristiche meccaniche della carta e, in particolare, della sua
resistenza allo strappo superficiale ad umido.
3.6
Alcalinità della patina
È noto
come il pH della carta, ossia il livello di acidità o alcalinità
determinato dal passaggio in soluzione di elettroliti che si manifesta
quando la carta viene bagnata, possa influenzare il processo di
essiccamento degli inchiostri o dar origine a difetti quali la velatura.
Da questo si desume come sia importante soprattutto a livello
superficiale che la carta presenti una volta bagnata, un pH il più
vicino possibile alla neutralità. Infatti l’acqua di bagnatura nella
stampa offset non riveste soltanto il ruolo di solvente capace di
rendere attivi ioni solubili, ma coinvolge con la sua spiccata acidità
anche composti insolubili capaci altresì di reagire quali il carbonato
di calcio.
Quindi
nella formulazione della patine si dovrà tener conto di questi fenomeni
inserendo in esse dei componenti i quali pur non modificando il
pH
conferiscano ad esse una notevole capacità neutralizzante nei riguardi
delle soluzioni di bagnatura acide.
È
importante che il pH superficiale sia mantenuto entro limiti non troppo
lontani dalla neutralità; un pH eccessivamente acido può alterare il
colore degli inchiostri e soprattutto rallentare il loro processo di
essiccamento attraverso una modificazione della natura chimica di quei
componenti dell’inchiostro quali gli essiccanti che sono sali di acidi
deboli di alcuni metalli quali piombo, cobaldo e manganese; essi così
perdono la funzione di accelerare le reazioni di ossido
polimerizzazione. Al contrario un pH superficiale tendente troppo alla
alcalinità dovuto a componenti solubili della patina come per esempio
agenti tansioattivi passati in soluzione nel liquido di bagnatura, ne
alterano la composizione e le proprietà dando luogo a fenomeni di
emulsionamento dell’inchiostro nell’acqua di bagnatura originando il
difetto di velatura.
3.7
Doppio viso
Durante
la fase di drenaggio o di disidratazione del foglio sulla tavola piana
non sempre si riesce ad ottenere una omogenea distribuzione dei fini e
delle cariche tra la superficie a contatto con la tela e la superficie
che entra a contatto con il feltro. Tutti i prodotti che vengono
addittivati per dare altre caratteristiche al foglio come per esempio la
colla e i colori nuanzanti se non vengono adeguatamente ancorati alla
fibra, potranno dare insieme ad una differente distribuzione delle
cariche e dei fini sulle due superfici del foglio, differenti
caratteristiche di porosità e colorazione.
L’evoluzione della macchina continua ha portato a diminuire i difetti
legati al doppio viso, tramite l’introduzione di elementi drenanti posti
superiormente alla tavola piana nella macchina di vecchia concezione,
effettuando il drenaggio o la formazione con doppia tela verticale in
quella di nuova costruzione. Nella carta da stampa patinata, una diversa
distribuzione delle cariche e della colla e quant’altro tra lato feltro
e lato tela dà adito sicuramente, tra l’altro, anche ad un diverso
comportamento rispetto agli assorbimenti e reazioni reologiche
nell’applicazione della patina dando origine a differenti risultati di
interazione tra carta ed inchiostro. Questo è chiaramente inaccettabile
per una carta che debba essere stampata in bianca e volta e che debba
essere piegata per andare a creare delle “segnature” all’interno di una
rivista; l’effetto sarebbe quello di avere alcune pagine di una rivista
con una stampa più brillante rispetto ad altre che vi si affacciano.
3.8
Marezzatura
Il
termine marezzatura viene impiegato da cartai e stampatori dandone però
due significati e interpretazioni differenti. Dai grafici o stampatori
il termine marezzatura viene utilizzato per indicare una chiazzatura
uniformemente distribuita sul foglio, derivata da una cattiva
sovrapposizione dei punti di retino per una errata angolazione della
retinatura delle pellicole che devono riprodurre i vari colori.
Il
cartaio usa invece questo termine per definire un diverso assorbimento
degli
inchiostri in differenti punti della carta dando origine a stampanti
chiazzati o “nuvolosi”. Il difetto è riconducibile ad un processo di
patinatura non condotto correttamente o ad un supporto non ben sperato o
con una distribuzione delle cariche non omogenea per una cattiva
ritenzione.
A volte
differenti comportamenti reologici della patina possono dare origine a
questo difetto.
3.9
Righe di patina e sfiammature
Sono
entrambi difetti riconducibili ad una cattiva conduzione della macchina
patinatrice o a problemi legati alla non perfetta esecuzione delle
formulazioni o distribuzioni delle patine, in modo particolare delle
patinatrici a lama con applicazione tramite rullo. La presenza di sporco
sotto la lama o l’usura non uniforme della stessa a causa
dell’abrasività della patina possono causare formazioni di righe sul
supporto cartaceo che successivamente in calandratura vengono
ulteriormente messe in risalto. La non corretta distribuzione da parte
del rullo applicatore della patina per mancanza di velocità adeguata o
la non corretta distanza tra esso e il coater, o peggio per
emulsionamento della patina o insufficiente erogazioni di essa da parte
delle pompe dosatrici può dar origine al difetto delle “sfiammature” che
non sono altro delle piccole striscioline più o meno accentuate dove la
patina risulta mancante. Normalmente questi tipi di difetti vengono
percepiti ad occhio nudo e quindi un esame attento da parte degli
operatori addetti è in grado da rilevare l’imperfezione. Tuttavia può
capitare che i difetti avvengono all’interno di una bobina, oppure tra
un controllo e l’altro e quindi inevitabilmente verrà riscontrato solo
in fase di utilizzo da parte dello stampatore. Una pulizia frequente dei
filtri posti sulle linee di trasferimento patina, una sostituzione
frequente delle lame delle teste patinanti, corrette regolazioni di esse
e un frequente controllo delle patine sono i principali provvedimenti da
eseguire per scongiurare o limitare tale difetto.
3.10
Marcature di calandra
Difetti
di righe o sfiammature vengono maggiormente evidenziati in fase di
calandratura in quanto la mancanza di patina dovuta ai suddetti difetti,
dà origine in quei punti del foglio di carta a differenti valori di
lucido e liscio che ad occhio nudo vengono maggiormente visti. Il
passaggio in calandra di imperfezioni sulla carta come quelli su citati
ed altri come grinze, carta piegata, rotture varie, sporco o pezzi di
carta che si attaccano sui cilindri in carta lana, danno origine ad
ammaccature sulle rispettive presse e di conseguenza si ottengono
marcature sul nastro di carta. Per evitare che tali difetti avvengano,
in fase di calandratura bisogna sostituire i cilindri in carta lana che
presentano imperfezioni dovuti al passaggio di carta difettosa.
La
tecnologia e la ricerca mettono oggi a disposizione dei particolari
rivestimenti polimerici da applicare sui cilindri di calandra. Questi a
differenza di quelli in carta lana non subiscono deformazioni quindi le
efficienze qualitative per le lavorazioni successive a quelle di rotoli
difettosi, non sono compromesse.
Questo
gruppo comprende le caratteristiche della carta che, pur non esercitando
alcun effetto sulla macchinabilità e sull’inchiostrabilità,
contribuiscono ad influenzare l’aspetto estetico dell’immagine stampata,
e cioè a conferirle nitidezza e contrasto e ad impedire o a contenere
fenomeni di visibilità sul retro. Le più importanti fra tali
caratteristiche sono le proprietà ottiche e cioè il grado di bianco,
l’opacità, il lucido. Oltre alle proprietà ottiche, occorre considerare
come appartenenti a questo gruppo anche l’omogeneità e l’uniformità
della superficie della carta.
4.1
Grado di bianco
Fra le
caratteristiche ottiche il grado di bianco o, in senso più generale, il
colore della carta contribuisce in modo fondamentale a creare un
opportuno contrasto rispetto al colore dell’immagine stampata.
Il
fattore che più influisce sul grado di bianco di una carta è il grado di
bianco stesso delle materie fibrose che rientrano nella composizione
della carta; il grado di raffinazione, come la pressatura ad umido e la
calandratura determinano una diminuzione del coefficiente di diffusione,
e danno luogo anche ad una diminuzione dell’opacità.
Naturalmente anche i materiali di carica influiscono sul bianco,
aumentandolo se sono usati materiali di carica più bianchi delle materie
prime fibrose.
Un
sistema per aumentare il bianco di una carta è quello di aggiungere
sbiancanti ottici, generalmente in impasto, che agiscono per effetto
della fluorescenza: come è noto la fluorescenza rappresenta un fenomeno
per cui una sostanza, eccitata da radiazioni di una certa lunghezza
d’onda, riemette radiazioni di lunghezza d’onda più elevata. Gli
sbiancanti o candeggianti ottici utilizzati in campo cartario, quali i
derivati dello stilbene, sono eccitati dalle radiazioni ultraviolette ed
emettono radiazioni fluorescenti nel visibile, aumentando la quantità di
luce riflessa dalla carta nello stesso campo di lunghezza d’onda per cui
la carta appare più bianca, cioè nella zona del blu.