PICCOLO
VADEMECUM DELLA STAMPA OFFSET
di
Gino Palone (Press Operations
Manager della digraph.it)
1°
PARTE: la macchina da stampa offset
2°
PARTE: inconvenienti e soluzioni nella stampa offset (A)
3°
PARTE: inconvenienti e soluzioni nella stampa offset (B)
TERZA PARTE: inconvenienti e
soluzioni nella stampa offset (B)
Le principali caratteristiche degli inchiostri offset.
Parlando in termini generali, si può dire che l’inchiostro è
composto principalmente da due elementi, il veicolo o vernice e il
pigmento o materia colorante; approfondendo lo studio si apprende
che nella fabbricazione dell'inchiostro intervengono numerosi
componenti (oli minerali, oli vegetali, resine, solventi organici,
additivi vari ecc.) che variano in rapporto con le esigenze del
lavoro, dei tipi di carta e dell’uso a cui sono destinati gli
stampati.
Le caratteristiche principali dell’inchiostro offset sono:
Il tiro.
Il tiro è una proprietà inerente alla natura degli inchiostri ed
esprime la resistenza della pellicola di inchiostro a rompersi in
direzioni opposte.
Il
tiro è necessario per mantenere aperto il retino delle
illustrazioni, in modo che i puntini rimangano stampati con la
massima densità e al medesimo tempo siano nitidi.
Quando il tiro dell’inchiostro è più elevato della resistenza alla
trazione della superficie della carta, si produce lo strappo.
La trasferenza.
E’
la proprietà che deve avere l’inchiostro per passare dalla lastra al
supporto da stampare. La trasferenza dell’inchiostro dal calamaio e
dalla lastra al supporto da stampare dipende da una serie di
elementi come:
-
la superficie e l’insieme delle composizioni della carta
(porosità, compressibilità, lisciatura, ecc.). La viscosità
dell’inchiostro dev’essere in rapporto con la porosità della
carta per favorire la trasferenza. Generalmente, diminuendo la
viscosità e di conseguenza la consistenza, aumenta la
trasferenza dell’inchiostro e nella misura in cui questa
diminuisce si favorisce la penetrazione immediata nel supporto.
-
dal tipo e condizione del caucciù.
-
dalla pressione: nell’aumentarla si accorcia la lunghezza delle
fibre della carta allargando così il loro diametro, per cui
l’inchiostro è maggiormente forzato a penetrare nei pori della
carta.
-
dalla velocità e dal diametro dei cilindri della macchina: a
velocità maggiore, minore è il tempo di contatto; e più breve è
il contatto, meno inchiostro penetra nella carta.
Essiccamento dell’inchiostro.
Essenzialmente, il processo di essiccamento di un inchiostro non è
altro che la trasformazione di un liquido in un solido. Alcuni oli
che si impiegano nelle fabbricazioni degli inchiostri hanno la
proprietà di ossidarsi a contatto dell’aria. Gli essiccanti che si
aggiungono agli inchiostri possono essere liquidi o in pasta. I
metalli risultati più efficaci sono il cobalto, il manganese e il
piombo.
Il
cobalto favorisce l’essiccamento superficiale della pellicola
dell’inchiostro; il manganese e il piombo agiscono principalmente in
profondità. Stabilire la percentuale di aggiunta degli essiccanti è
difficile, dato che la quantità che di solito si aggiunge agli
inchiostri è molto piccola. Oltrepassando certi limiti, non solo la
sua azione è nulla, ma si produce sulla carta un effetto contrario,
cioè l’essiccamento viene ritardato.
Vari fattori possono influire sull’essiccamento degli inchiostri:
Considerare tutti questi fattori non è cosa semplice nel momento in
cui si prepara l’inchiostro.
Bisognerà procedere con giusto metodo, preparando l’inchiostro
secondo le necessità dello stampato che si dovrà eseguire, dando ad
esso le qualità necessarie:
La
tonalità viene indicata dal campione che si deve imitare; è
difficile, piuttosto, stabilire con precisione il grado di
essiccabilità e soprattutto la consistenza.
Le
norme generali sono:
-
usare inchiostri sempre ben concentrati;
-
usare essiccanti con molta parsimonia;
-
utilizzare il meno possibile gli additivi e solo in caso di
estrema necessità;
-
non mescolare inchiostri che siano troppo diversi per
composizione, natura chimica e fabbricazione.
-
Bisogna inoltre tener presente:
-
se il lavoro da stampare è a mezzatinta o a tinta piena;
-
se le masse piene da stampare sono grandi o piccole;
-
se la retinatura delle illustrazioni è fine o meno;
-
se la carta è liscia, ruvida o patinata;
-
quanto intervallo di tempo intercorrerà tra la tiratura del
primo colore e quella dei successivi;
-
la forza dell’inchiostrazione;
-
il tipo di lastra che stiamo usando;
-
la temperatura dell’ambiente stampa e la stagione.
L’inchiostro conviene che sia piuttosto consistente; all’occorrenza
lo si diluisce mediante aggiunte di appositi emollienti.
Nella stampa di carte particolarmente polverose non conviene mai
riempire fino all’orlo il calamaio, altrimenti la polvere della
carta, salendo dai rulli, si impasta con l’inchiostro imbrattandolo.
Meno aggiunte di correttivi si fanno all’inchiostro, meglio è; solo
in determinati casi l’aggiunta di un correttivo si rende
indispensabile.
I
più indicati sono: la vernice mordente (diluente) e la
pasta antistrappo.
Si devono però escludere tutti quei
correttivi empirici come la gomma arabica, il petrolio, il grasso di
macchina, ecc.
Altre paste speciali eliminano la controstampa; altre conferiscono
fluidità e consistenza all’inchiostro.
Sono
tutti prodotti che devono essere usati con molta parsimonia
altrimenti, pur eliminando gli inconvenienti lamentati, ne creano
altri.
La successione dei colori nella stampa offset.
La
natura degli inchiostri e della carta, il genere di lavoro (tratto,
mezzatinta, fondi, ecc.) non permettono di stabilire regole fisse.
Nelle macchine monocolori la successione dei colori rimane
condizionata dallo spessore della carta. Se la carta è sottile è
consigliabile come primo colore il giallo; seguono poi: - il nero-
il rosso – il blu. Si facilita in questo modo il registro finale.
Se
però i problemi di dilatazione della carta non esistono, si
consiglia di stampare per primo il colore blu o un altro colore
intenso.
Si
semplifica in questo modo il controllo della stampa e la forza di
carica dell’inchiostro.
Nelle macchine bicolori e multicolori lo sdoppiamento
dell’immagine (retino, carattere) può condizionare la successione
dei colori.
Con
frequenza succede che la carta nel primo elemento stampa si dilati,
soprattutto in modo irregolare. L’inchiostro appena stampato nel
primo elemento verrà a scaricarsi nei successivi caucciù.
Il
deposito di scarico di inchiostro assume posizioni diverse secondo
il valore di dilatazione di ogni singolo foglio. Questa è la causa
dello sdoppiamento dell’immagine o, meglio, della stampa, a volte
molto carica o poco nitida.
In
questo caso è consigliabile stampare per primo il colore che ha
meno lavorazione o meno esigenze di nitidezza di stampa.
Al
di fuori di tale casistica è preferibile stampare secondo il
seguente ordine:
Nelle macchine a quattro colori o a
sei colori, l’ordine di successione dei colori varia, come si è
detto prima, in base alla natura del lavoro.
In
linea generale le scale sono le seguenti:
1. |
blu |
rosso |
giallo |
nero |
2. |
nero |
blu |
rosso |
giallo |
3. |
rosso |
blu |
nero |
giallo |
Ci
si attiene al primo e al terzo caso nei lavori in cui l’effetto
finale è il risultato della sovrapposizione dei tre colori
fondamentali: il blu, il rosso, il giallo.
Il
nero lavora poco e serve solo per forzare il contrasto.
Il
secondo caso è preferito in quei lavori dove l’effetto è dato dalla
dominanza di un rosso o di un giallo.
E’
consigliabile stampare per ultime le masse piene che danno
particolare rilievo.
L’ossidazione dei rulli dell’inchiostro.
L’ossidazione è la combinazione chimica dell’acqua di bagnatura con
la superficie dei rulli. Essa forma, a contatto dei rulli, zone
ossidate che impediscono all’inchiostro di aderire alla loro
superficie. Le cause dell’ossidazione dei rulli sono:
-
il basso PH nell’acqua di bagnatura;
-
la leggera carica di inchiostro sui rulli della macchina;
-
gli eventuali acidi disciolti nell’acqua di bagnatura anche in
minima dose.
Per
rimettere in buona efficienza la macinazione è indispensabile un
buon lavaggio. Quindi si versa sui rulli una soluzione di acido
solforico al 5%, lasciandolo agire per qualche minuto mentre i rulli
girano. Si attacca infine la racla e si rilava la macinazione,
usando il comune solvente, per favorire l’eliminazione completa
della soluzione acida adoperata.
Il controllo e le possibili variazioni del “puntino” nella stampa.
Il
trasporto fedele dell’immagine dalla lastra alla carta è, senza
dubbio, il risultato che ogni macchinista intende raggiungere. Ha
molta importanza il sistema di incisione che viene impiegato nella
riproduzione e il tipo di lastra sulla quale viene inciso il lavoro.
Oggi un ottimo sistema è dato dal computer to plate termico dove
l’incisione, tramite laser avviene direttamente sulla lastra; DI
(direct imaging), dove l’estrema precisione di riporto dell’immagine
è a garanzia di una fedeltà assoluta. I macchinari PRESSTEK
rappresentati dalla DIGRAPH sono al riguardo all’avanguardia nel
settore.
Gli
elementi che possono variare la riproduzione del retino (punto
stampa) si riscontrano quindi nelle fasi successive di lavorazione.
La
reazione del puntino è particolarmente condizionata dai seguenti
fattori:
-
sistema di inchiostrazione:
diametri e posizione dei rulli macinatori e inchiostratori;
-
scompensi fra acqua e inchiostro: valori PH del liquido di
bagnatura e tipo e qualità degli inchiostri;
-
pressione di stampa: forte o leggera e dallo sviluppo dei
diametri dei cilindri e loro rivestimenti;
-
tipo di caucciù: comprimibile o no;
-
temperatura e igrometria della sala di stampa;
-
tipo e natura della carta su cui si stampa;
Qui
di seguito si elencano i principali fenomeni che determinano la
variazione del puntino ed i suggerimenti allo stampatore:
Schiacciamento.
Per
schiacciamento di intende un aumento delle dimensioni del punto di
retino stampato rispetto alla lastra; tale aumento è in parte
incontrollabile dallo stampatore, dato il condizionamento causato
dal metodo, dal materiale usato e dalla macchina (si può anche
parlare di ingrossamento del punto di retino). E' possibile però
ovviare, almeno parzialmente, all’inconveniente agendo soprattutto
sull’inchiostrazione e sulla pressione tra i cilindri. Per il
giudizio puramente visivo sono particolarmente adatte le strisce
colorimetriche Brunner.
Sottrazione.
Per
sottrazione si intende una riduzione delle dimensioni del punto di
retino stampato rispetto alla lastra. Se la lastra si usura oppure
se si accumula dell’inchiostro sul caucciù si può produrre un
cattivo trasferimento con conseguente riduzione del punto di
retino. Per ovviare all’inconveniente: lavare frequentemente caucciù
e gruppi inchiostratori, cambiare eventualmente inchiostro da stampa
e successione della stampa, controllare i rulli inchiostratori, la
pressione di stampa, lo svolgimento di stampa.
Spostamento.
Nello spostamento la forma di un punto di retino durante il processo
di stampa viene modificata a causa del “gioco” esistente fra
cilindro lastra e cilindro caucciù e/o fra caucciù e foglio
stampato, tale da ottenere un punto di retino deformato (per es. un
punto ovale invece che rotondo). Uno spostamento in direzione della
stampa viene denominato “spostamento in periferia” mentre lo
spostamento trasversale rispetto alla stampa viene detto “laterale”.
Se si rileva la presenza di entrambi i tipi di spostamento
contemporaneamente, si ha come risultato uno spostamento in
direzione obliqua. Spesso di questo inconveniente è responsabile un
caucciù non sufficientemente teso, un’inchiostrazione eccessiva, un
cattivo sincronismo di rotazione fra cilindro lastra e cilindro
caucciù oppure una eccessiva tensione di stampa.
Doppieggio.
Di
doppieggio si parla in offset quando vicino al punto di retino
stampato viene a trovarsi un punto colorato ombreggiato, per lo più
di dimensioni inferiori. Il doppieggio è causato da un riporto di
inchiostro non uniforme attraverso il caucciù successivo. Questo si
verifica specialmente nelle macchine bi e quattrocolori. Le cause
del doppieggio sono molteplici. Di regola devono essere ricercate
nel materiale da stampare oppure nella meccanica della macchina.
Sbaveggio.
Viene definito quella deformazione del punto di retino risultante
dopo il processo di stampa da influenze meccaniche. I punti di una
macchina nei quali il foglio viene sostenuto meccanicamente sul lato
stampato di fresco costituiscono le più comuni fonti di sbaveggio.
Abbiamo visto come i numerosi inconvenienti che inevitabilmente si
incontrano durante la stampa offset possano essere generati da
diverse cause.
Questo VADEMECUM presuppone la conoscenza da parte dell’operatore
della cognizioni basilari sul funzionamento e sul processo operativo
di una macchina offset.
Si è
cercato di illustrare i numerosi inconvenienti che inevitabilmente
si incontrano durante la stampa, generati da diverse cause,
indicandone i possibili rimedi.
Prima di iniziare la tiratura, è bene che il macchinista acquisti
una certa sicurezza del perfetto funzionamento della macchina in
tutte le sue parti e, in modo particolare, di quelle parti che sono
essenziali per il buon andamento del lavoro, come mettifoglio, la
squadra laterale, i margini frontali, ecc.
Non
si devono avere dubbi o incertezze nel funzionamento di queste parti
della macchina se si vuole essere tranquilli durante la stampa.
Il
resto verrà con la giusta preparazione dell’inchiostro e dell’acqua
di bagnatura; e inoltre dall’apporto personale, che fa del semplice
litografo un artista.