TRASFORMAZIONI NELLA COMUNICAZIONE
ARTISTICA E SOCIALE A CAVALLO DEL XX SECOLO
Appunti in breve tesi di Marco Maraviglia -2 Luglio
2002-
3a PARTE
Indice:
INFLUENZE DELLA LETTERATURA NELLA
COMUNICAZIONE
PROMEMORIA CRONOLOGICO:
Positivismo |
1861-1885 |
Verismo di Verga |
1874 (Nedda); 1880 (Vita nei campi); 1888 (Mastro Don Gesualdo) |
Crisi del Positivismo |
1885-1900 |
Decadentismo |
26 Maggio 1883: Paul Verlaine dichiara il suo stato d’animo
paragonato a quello dell’Impero romano alla fine della decadenza |
PROMEMORIA CRONOLOGICO DI CONFRONTO
LETTERATURA/ARTE
Impressionismo |
1874-1886 |
Espressionismo |
1880-1930 |
Cubismo |
1900 |
Fauvismo |
1905-1907 |
Futurismo |
1909-1919 |
Astrattismo |
1910 |
Dadaismo |
1915-1922 |
Costruttivismo |
1919 |
Surrealismo |
1924 |
-
Affermazione del reale
-
Fiducia nel metodo sperimentale
-
Rifiuto della metafisica
-
Rifiuto degli ideali: per essere accettati devono essere
concretizzabili
-
Accettazione dei “dati” della scienza, del metodo sperimentale anche
sulla realtà umana (nascita della Psicanalisi, dell’Antropologia e
della Sociologia).
Naturalismo:
corrente letteraria sviluppatasi in Francia (max esponente: Emile Zola)
Verismo:
corrente letteraria sviluppatasi in Italia (max esponente: Giovanni
Verga)
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Rappresentazione del reale senza condizionamenti dei propri ideali.
Scrittura impersonale in cui la presenza opinionistica dell’autore è
inesistente; al contrario dei romantici che inserivano il proprio
pensiero politico, affettivo, comunque idealistico filtrando in tal
modo, attraverso loro, la realtà.
Si cerca
di rappresentare la realtà quasi come fotografandola così com’è,
inserendo modi di dire del linguaggio parlato tipici dei gruppi sociali
rappresentati (la civiltà contadina) nel racconto.
Il
romanzo era l’espressione letteraria caratteristica del Verismo, che
raccontava la realtà nei suoi aspetti regionali, prendendo spunto da
storie dei ceti più bassi.
Assunse
rilievo la novella, destinata ad un largo consumo attraverso la
diffusione della stampa.
1840:
nasce a Catania
1865-1871:
vive a Firenze
1872-1893:
vive a Milano
Frequentatore di salotti signorili, scrisse dapprima romanzi graditi ad
un pubblico di signore borghesi (storia di una capinera).
Nei suoi primi romanzi
si mostra trascinato sentimentalmente dai suoi stessi racconti
avvertendo comunque il doloroso vuoto che è dietro quelle passioni che
racconta.
Allo stesso tempo ha
una propensione a tirar fuori “il vero” dando luogo ad un romanzo
sociale che rappresentava al vivo i costumi contemporanei, analizzandoli
e giudicandoli operando sul presente; ciò che gli autori di romanzi
storici avevano fatto per il passato.
Più tardi scopre il
naturalismo francese e con la novella Nedda (1874) anticipa il
verismo italiano.
Solo nel 1880 con
vita nei campi, la società salottiera e mondana e borghese fu
lasciata da parte definitivamente.
Il verismo di Verga
tendeva ad analizzare la società contemporanea colta sotto tutti i suoi
aspetti (dal contadino all’aristocratico) attraverso storie inventate ma
verosimili ed ambientate col massimo rigore, escludendo dal libro il
personaggio ingombrante dell’autore e facendo parlare le cose e gli
uomini protagonisti.
Al contrario di Zola,
egli è scettico ai rinnovamenti sociali pur diffondendosi in quel
periodo il socialismo, ma avverte comunque la forza della plebe,
la forza morale fatta di valori tradizionali: la famiglia, l’etica del
lavoro, la casa.
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Il Retroscena Ottocentesco
Con l’unità d’Italia
restavano problemi sociali non indifferenti:
IL MERIDIONE:
avvolto dal suo malessere col vistoso fenomeno del brigantaggio
che formalizza la cosiddetta questione meridionale che diventò on
problema nazionale con l’unificazione dell’Italia.
STATO AUTORITARIO:
l’autoritarismo per combattere il brigantaggio. Inoltre si creava un
allineamento di leggi che avevano non poche incompatibilità con
le regioni meridionali rispetto a quelle del Nord, portando l’estraneità
delle masse al nuovo Stato.
Si aggiunge la pesante
tassazione penalizzando le classi subalterne (tassa sul macinato).
TRASFORMISMO:
con la sinistra al potere, De Pretis riesce a manipolare i gruppi
parlamentari riuscendo ad organizzare maggioranze che mutano con
rapidità facendo perdere o non dare il tempo di acquisire una loro
identità politica evitando, riducendo, occasioni di scontro tra
maggioranza ed opposizione.
Il potere è sempre
gestito dalla classe borghese perché con l’analfabetismo, gli
elettori restano pochi.
SINISTRA AL POTERE:
(1876) c’è una sinistra non lontana dalla connotazione della destra. Si
riesce comunque ad operare una riforma scolastica (obbligo per i
primi 2 anni) per combattere l’analfabetismo.
La riforma elettorale
innalzò il corpo elettorale. Si mira però a realizzare lo Stato forte
militarizzando la politica italiana.
OPPOSIZIONE
ORGANIZZATA:
nascita del Partito Socialista che promuoveva le
proprie idee attraverso il quotidiano l’Avanti (1896).
Nascita del Partito
Operaio.
EMIGRAZIONE:
14milioni di italiani lasciano il Paese per andare in America tra il
1876 ed il 1918.
Il nuovo
pensiero scientifico mette in crisi la concezione positivistica secondo
la quale i fenomeni hanno una loro sicura verità oggettiva che è
possibile capire e spiegare secondo le regole di causa-effetto.
Tra il
1900 ed il 1907, accadono fatti di grande rivelanza fra i quali: la
pubblicazione da parte di Albert Einstein dell’opera
sull’elettrodinamica dei corpi in movimento (1905), che con la
teoria della “relatività ristretta” frantuma l’universo in una miriade
di punti di riferimento distinti, uno per ogni osservatore allontanando
l’idea che la verità sia una sola; la pubblicazione dei tre saggi
sulla teoria sessuale (1905) di Sigmund Freud che scopre l’inconscio
e mette in luce come la ragione non sia il centro dell’uomo; il dipinto
di Pablo Picasso Les demoiselles d’Avignon (1907), con cui si
annulla l’unicità del punto di vista e prende avvio il Cubismo.
Il XX
secolo si apre sulle rovine di consolidate sicurezze di fronte alle
quali partono esplorazioni in tutte le forme di espressione.
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Decadenti. Décadents. Personaggi anticonformisti dell’arte che
scandalizzavano il pubblico borghese.
Avevano
colto precursoriamente con la propria sensibilità, il crollo dei valori
scientifici dell’era positivistica.
Ragione
e scienza non possono dare la conoscenza del reale in quanto la vera
essenza di esso è al di là delle cose.
Io sono
l’Impero alla fine della decadenza
(1883
-Paul Verlaine-)
Nel
decadentismo c’è un susseguirsi turbinoso di varie manifestazioni
artistiche che porteranno all’individualismo: cubismo, futurismo,
dadaismo, ermetismo, surrealismo, espressionismo.
Col
decadentismo si sviluppa una sensibilità individualistica, libera.
Poeta
maledetto:
rifiuta ogni convenzione sociale e si ribella al conformismo.
Esteta:
la vita è vissuta come un’opera d’arte esaltando il bello come valore
assoluto.
A
differenza del romantico, il decadente non era parte integrante della
propria società che viveva, ma ne era in conflitto.
Si
crogiola in una solitudine compiaciuta da cui scaturiscono anche
atteggiamenti di esaltazione del vitalismo, irrazionalismo,
imperialismo, nazionalismo.
In Francia…
Simbolismo:
rappresentazione della natura e della vita non attraverso persone ed
oggetti di una realtà quotidiana, ma attraverso simboli che consentono
di cogliere gli aspetti più profondi e misteriosi della realtà.
Charles
Baudelaire: 1° poeta maledetto. Autore de i
fiori del male.
Mallarmè,
Rimbaud, Verlaine (bohèmienne: colui che conduce vita da zingari).
In Italia…
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Gli
scapigliati erano il corrispettivo italiano dei bohèmienne.
Nasce a
Milano.
Gli
scapigliati sono le prime tracce del decadentismo italiano.
Si
sviluppano 2 filoni di decadentismo ideologico:
- Esaltazione,
quello di D’Annunzio, il Futurismo, il Fascismo
- Interiorizzato
(Pascoli –il fanciullino-, Pirandello, Montale) in cui l’intellettuale
vive dentro di sé il dramma dell’esistenza.
Poeti.
Rappresentavano una realtà grigia e provinciale.
Poesia
intimistica e semplice.
Ripiegamento su se stessi.
Il tutto
in antitesi col decadentismo dannunziano, in contrasto col superuomo e
tutto il suo estetismo, le sue “donne fatali”.
(1867-1936)
Con la
crisi positivistica, il crollo dei “dati certi” della scienza e quindi
dell’oggettività delle cose, si sviluppa quel clima di ribellione a
tutto il sistema ipocrita della borghesia che abbiamo visto nel
decadentismo, con il conseguente studio ed analisi della soggettività
della vita dell’uomo.
Pirandello è il massimo rappresentante italiano di questo periodo,
l’unico che riuscì a farsi conoscere anche all’estero per la sua geniale
opera e che gli valse un premio Nobel.
Pirandello, forse anche perché influenzato personalmente da esperienze
familiari in cui la moglie lo accusava ingiustamente di adulterio e che
fu poi rinchiusa in un manicomio (da cui è ispirata la commedia il
berretto a sonagli), analizzava, studiava, osservava la relatività
delle situazioni che non potevano essere viste solo da un punto di
vista, ma si presentavano sotto molte più facce.
La
borghesia per Pirandello era fatta di maschere. Era insofferente ad un
processo culturale che tendeva a reprimere gli aspetti più veri
dell’individuo. Insofferente a ciò che si voleva far apparire piuttosto
che mostrare l’essere. E ricercava l’autenticità della vita, quella che
avrebbe dovuto eliminare lo smarrimento dell’uomo.
Questo
processo di deformazione della realtà provocava malintesi, equivoci,
generava punti di vista non più univoci per cui la vita era
costantemente fluida, inafferrabile e lui guardava con pessimismo e con
chiave umoristica questo evolversi dell’uomo, questo suo modo di
rapportarsi con se stesso, con la vita econ gli altri.
I suoi
racconti rendevano l’idea di questo suo pensiero come in il fu Mattia
Pascal in cui il protagonista viene dichiarato morto ritrovandosi
poi in una successione di equivoci che gli impediscono poi di poter
svolgere una vita da individuo.
Comunicare per Pirandello è un’ardua impresa. Ogni evento, ogni persona
è oggetto di interpretazioni molteplici.
Pirandello era più vicino al Verismo di Verga che al Decadentismo
dannunziano fatto di sole parole (auto)esaltanti. Porta comunque la sua
analisi dall’ambiente all’uomo, osservando la crisi dell’identità
dell’individuo borghese schiacciato dai processi di massificazione della
società, oppresso nei meccanismi spersonalizzanti che puntano alla
regolazione dell’economia, facendole perdere ogni ruolo determinante.
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Nessun nome. Nessun ricordo oggi del nome di ieri; del nome d’oggi
domani…
Io
sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la
vita.
…
Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che
leggo, il vento che bevo.
Tutto
fuori, vagabondo.
…
Muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo ed intero,
non
più in me, ma in ogni cosa fuori.
(L.Pirandello;
ultimo capitolo “Non conclude”)
La
moglie di Vitangelo Moscarda una mattina, mentre egli si guarda allo
specchio, gli fa notare che il suo naso pende a destra. Lui non ci aveva
mai fatto caso e in quel momento si rende conto che chiunque avrebbe
potuto notare qualcosa di lui, anche della sua personalità, di cui lui
non sapeva.
Così,
decide di disgregare se stesso, smontare la matrjoska della sua
personalità, perdere l’identità, togliendosi finanche il nome, per
ricercare la sua essenza pura, il suo proprio “io” rompendo la
successione irregolare di specchi simbolici che avevano fino a quel
momento rappresentato se stesso.
Si fa
rinchiudere in un ospizio per poveri e lì trascorre il suo tempo
percorrendo il processo di disgregazione che gli darà la sensazione di
essere libero, essenziale, puro, unico.
(1896-1981)
Scrive
poesia attraverso espressioni che rappresentano l’aspro e il crudo.
Rientra nella fascia
di “prima generazione” dei poeti ermetici.
Ermetismo… Ermes, il messaggero.
Il
messaggero portava un tempo il messaggio criptato che soltanto il
destinatario era in grado di decodificare.
Poesia
in codice ? Sicuramente i “correlativi oggettivi”. Analogie, simboli,
che rappresentavano il destino dell’uomo, perso nella guerra, immerso
nel mal di vivere.
Male di
vivere: una condizione esistenziale e non contingente. La vita è come un
alto muro sulla cui cima ha cocci aguzzi di bottiglia (Meriggiare
pallido e assorto dalla raccolta Ossi di seppia).
Il poeta
non rileva alcuna verità, la poesia non può offrire alcuna soluzione
neanche consolatoria che permetta all’uomo di uscire dalla tragica
situazione di cui è smarrito; la poesia può solo trascrivere l’angoscia
prodotta dal mare di vivere (Spesso il mare di vivere ho incontrato
da Ossi di Seppia).
Le
occasioni
scritte tra il 1929-1939; durante il soggiorno fiorentino.
L’ambientazione non è più solo sul paesaggio ligure ma soprattutto
toscano. Mentre in Ossi di seppia si succedono gli oggetti e gli
aspetti del paesaggio ligure, in questa seconda raccolta si succedono le
occasioni di un’esperienza individuale, con frammenti di ricordi,
immagini e gesti che riaffiorano alla memoria. L’amore, donna angelo che
ricalca lo stilnovo dantesco (Clizia-Beatrice-Irma Brandeis –donna ebrea
costretta ad andare in America nel periodo fascista).
Lo
sfascio di una civiltà, la distruzione e la negazione dell’essere in
disarmonia con la vita.
Montale
si dissociava da ogni appartenenza politica.
Ma
la bufera, scritta nel 1941 fu comunque censurata dal fascismo e
vide le stampe italiane solo nel 1956 nella raccolta la bufera ed
altro (raccolta di poesie scritte nel 1940-1954).
Ormai
ogni speranza è vana per salvarsi…
Les princes n’ont point d’yeux pour voir ces grand’s
merveilles,
Leurs mains ne servent plus qùa nous persécuter…
(Agrippa
D’Aubigné 1552-1630)
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DISSENSO E CONSENSO
NELLA COMUNICAZIONE
In un
regime totalitario, non si ammette il dissenso ma solo il consenso e
tale consenso lo si ottiene solo attraverso il controllo della
comunicazione cercando il consenso delle masse, diversamente dagli stati
assolutistici.
Col
regime fascista istituitosi nel 1925 con le leggi promulgate, ci fu una
totale negazione della libertà di stampa. Fu tolto il diritto di
riunirsi in assemblea.
Benito
Musssolini era stato direttore dell’Avanti del Partito Socialista e
pertanto conosceva molto bene il potere della stampa e la relativa
capacità mediatica che esso aveva sulle masse.
Nel
processo di fascistizzazione, ci fu una sottomissione della stampa
libera secondo la formula tutto nello Stato,
niente fuori dello Stato, niente contro lo Stato.
Mussolini impedì a
tutti i giornali che non erano allineati con l’ideologia fascista, di
svolgere la propria attività in maniera libera, giungendo a mettere
fuori l’allora direttore del Corriere della Sera (Luigi Albertini).
Il
Popolo d’Italia
era il quotidiano del partito fascista, diretto dal fratello di Benito
Musssolini.
Nell’informazione si cercava di dare un’immagine dell’Italia entusiasta,
virile, serena, cercando di dare ad intendere che la vita
socio-economica-politica italiana procedeva alla meglio.
Ogni
informazione andava filtrata attraverso il Min.Cul.Pop. (Ministero della
Cultura Popolare), istituito nel 1937 che governava l’intero sistema
della cultura del Paese.
I
giornali non erano stati eliminati fisicamente, ma ricevevano le
cosiddette veline: circolari diramate ai giornali da un Governo o
un Partito).
I
direttori dei giornali erano in tal modo dissuasi dal pubblicare
qualsiasi notizia che potesse dare un’immagine negativa del Paese.
Persino
le notizie dei suicidi era vietato pubblicare in quanto considerati
gesti di debolezza, inaccettabili dal regime.
Scomparvero dai media notizie sulla disoccupazione, sulle agitazioni
sindacali, furti, rapine ecc.
1927:
istituzione dell’EIAR, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche.
Il
fascismo dotò le strutture pubbliche di apparecchi radiofonici perché la
voce del duce entrasse ovunque.
Anche la
cinematografia ebbe un ruolo fondamentale nella produzione di film che
propagandavano l’ideologia fascista: la cinematografia è l’arma più
forte era la frase che campeggiava all’ingresso di Cinecittà.
Film
Luce:
erano film propagandistici che davano dell’Italia un Paese sereno,
pacificato, beato.
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Le
modalità di comunicazione subìscono trasformazioni nel tempo.
Invenzioni o altri fatti socio-economico-politici o altre occasioni
possono essere “interferenze” che condizionano il modo di dialogare.
E’
giusto che vi siano degli stravolgimenti nella vita dell’uomo perché ciò
non fa altro che evolvere nuove forme di linguaggio, trovare nuovi
canali per trasmettere idee che possano facilitare la convivenza degli
individui. Probabilmente non si giungerà mai ad un linguaggio comune e
probabilmente la costruzione di una nuova Torre di Babele potrebbe
causare nuovi conflitti nell’umanità.
Comunicare non è facile. E questo lo abbiamo visto nella relatività di
Pirandello.
Ci
capita purtroppo spesso di vedere persone in conflitto tra loro pur
esprimendo uno stesso concetto ma in modi differenti.
Comunicare è un’arte ? O è l’arte del comunicare ?
Comunicare è il riuscire a realizzare pensieri, idee, progetti,
trasmettere in maniera chiara concetti.
E per
riuscire a comunicare bene occorre essere in sintonia col proprio tempo,
andare sulla stessa lunghezza d’onda dell’interlocutore e del contesto
sociale, esercitando costantemente capacità di empatia.
Cartier
Bresson diceva che per fotografare occorre che l’occhio, la mente e il
cuore stiano sulla stessa lunghezza d’onda.
Per
eventuali imprecisioni da segnalare su questo testo
scrivere
a:
redazione@gutenberg2000.org
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