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TRASFORMAZIONI NELLA COMUNICAZIONE

ARTISTICA E SOCIALE A CAVALLO DEL XX SECOLO

Appunti in breve tesi di Marco Maraviglia -2 Luglio  2002-

 

3a PARTE

 

Indice:

 

1a PARTE

Contributi tecnologici della fine del XX secolo

 

- Fotografia Digitale

- CTP (Computer to Plate)

- Acrobat e PDF

- Trasmissione dati

Nuovi scenari del digitale

- petrolio, ecologia, nuove energie?

Il problema della rappresentazione dello spazio

- “camera ottica” e prospettiva

La luce: teoria ottica e corpuscolare

- Diffrazione

- Rifrazione

- Riflessione

2a PARTE

Fotografia: nascita, riproduzione della realtà ed altre storie

 

Storia delle Arti Visive

(le fasi principali)

- Realismo

- Impressionismo

- Espressionismo

- Cubismo

- Fauvismo

- Futurismo

- Astrattismo

- Dadaismo

- Costruttivismo

- Surrealismo

- Arte Digitale

3a PARTE

Influenze della letteratura nella comunicazione

- Positivismo

- Verismo

- Giovanni Verga

- Retroscena ottocentesco

- Crisi del Positivismo

- Decadentismo

- Simbolismo

- Scapigliatura

- I Crepuscolari

- Luigi Pirandello

- Uno nessuno centomila

- Eugenio Montale

Dissenso e consenso nella comunicazione

Conseguenze di un regime totalitario

Conclusioni

 

 

INFLUENZE DELLA LETTERATURA NELLA COMUNICAZIONE

 

PROMEMORIA CRONOLOGICO:

Positivismo

1861-1885

Verismo di Verga

1874 (Nedda); 1880 (Vita nei campi); 1888 (Mastro Don Gesualdo)

Crisi del Positivismo

1885-1900

Decadentismo

26 Maggio 1883: Paul Verlaine dichiara il suo stato d’animo paragonato a quello dell’Impero romano alla fine della decadenza

 

PROMEMORIA  CRONOLOGICO DI CONFRONTO

LETTERATURA/ARTE

Impressionismo

1874-1886

Espressionismo

1880-1930

Cubismo

1900

Fauvismo

1905-1907

Futurismo

1909-1919

Astrattismo

1910

Dadaismo

1915-1922

Costruttivismo

1919

Surrealismo

1924

 

Positivismo
  • Affermazione del reale

  • Fiducia nel metodo sperimentale

  • Rifiuto della metafisica

  • Rifiuto degli ideali: per essere accettati devono essere concretizzabili

  • Accettazione dei “dati” della scienza, del metodo sperimentale anche sulla realtà umana (nascita della Psicanalisi, dell’Antropologia e della Sociologia).

Naturalismo: corrente letteraria sviluppatasi in Francia (max esponente: Emile Zola)

Verismo: corrente letteraria sviluppatasi in Italia (max esponente: Giovanni Verga)

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Verismo

Rappresentazione del reale senza condizionamenti dei propri ideali.

Scrittura impersonale in cui la presenza opinionistica dell’autore è inesistente; al contrario dei romantici che inserivano il proprio pensiero politico, affettivo, comunque idealistico filtrando in tal modo, attraverso loro, la realtà.

Si cerca di rappresentare la realtà quasi come fotografandola così com’è, inserendo modi di dire del linguaggio parlato tipici dei gruppi sociali rappresentati (la civiltà contadina) nel racconto.

Il romanzo era l’espressione letteraria caratteristica del Verismo, che raccontava la realtà nei suoi aspetti regionali, prendendo spunto da storie dei ceti più bassi.

Assunse rilievo la novella, destinata ad un largo consumo attraverso la diffusione della stampa.

 

Giovanni Verga

1840: nasce a Catania

1865-1871: vive a Firenze

1872-1893: vive a Milano

 

Frequentatore di salotti signorili, scrisse dapprima romanzi graditi ad un pubblico di signore borghesi (storia di una capinera).

Nei suoi primi romanzi si mostra trascinato sentimentalmente dai suoi stessi racconti avvertendo comunque il doloroso vuoto che è dietro quelle passioni che racconta.

Allo stesso tempo ha una propensione a tirar fuori “il vero” dando luogo ad un romanzo sociale che rappresentava al vivo i costumi contemporanei, analizzandoli e giudicandoli operando sul presente; ciò che gli autori di romanzi storici avevano fatto per il passato.

Più tardi scopre il naturalismo francese e con la novella Nedda (1874) anticipa il verismo italiano.

Solo nel 1880 con vita nei campi, la società salottiera e mondana e borghese fu lasciata da parte definitivamente.

Il verismo di Verga tendeva ad analizzare la società contemporanea colta sotto tutti i suoi aspetti (dal contadino all’aristocratico) attraverso storie inventate ma verosimili ed ambientate col massimo rigore, escludendo dal libro il personaggio ingombrante dell’autore e facendo parlare le cose e gli uomini protagonisti.

Al contrario di Zola, egli è scettico ai rinnovamenti sociali pur diffondendosi in quel periodo il socialismo, ma avverte comunque la forza della plebe, la forza morale fatta di valori tradizionali: la famiglia, l’etica del lavoro, la casa.

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Il Retroscena Ottocentesco

Con l’unità d’Italia restavano problemi sociali non indifferenti:

 

IL MERIDIONE: avvolto dal suo malessere col vistoso fenomeno del brigantaggio che formalizza la cosiddetta questione meridionale che diventò on problema nazionale con l’unificazione dell’Italia.

 

STATO AUTORITARIO: l’autoritarismo per combattere il brigantaggio. Inoltre si creava un allineamento di leggi che avevano non poche incompatibilità con le regioni meridionali rispetto a quelle del Nord, portando l’estraneità delle masse al nuovo Stato.

Si aggiunge la pesante tassazione penalizzando le classi subalterne (tassa sul macinato).

 

TRASFORMISMO: con la sinistra al potere, De Pretis riesce a manipolare i gruppi parlamentari riuscendo ad organizzare maggioranze che mutano con rapidità facendo perdere o non dare il tempo di acquisire una loro identità politica evitando, riducendo, occasioni di scontro tra maggioranza ed opposizione.

Il potere è sempre gestito dalla classe borghese perché con l’analfabetismo, gli elettori restano pochi.

 

SINISTRA AL POTERE: (1876) c’è una sinistra non lontana dalla connotazione della destra. Si riesce comunque ad operare una riforma scolastica (obbligo per i primi 2 anni) per combattere l’analfabetismo.

La riforma elettorale innalzò il corpo elettorale. Si mira però a realizzare lo Stato forte militarizzando la politica italiana.

 

OPPOSIZIONE ORGANIZZATA: nascita del Partito Socialista che promuoveva le proprie idee attraverso il quotidiano l’Avanti (1896).

Nascita del Partito Operaio.

 

EMIGRAZIONE: 14milioni di italiani lasciano il Paese per andare in America tra il 1876 ed il 1918.

 
Crisi del Positivismo

Il nuovo pensiero scientifico mette in crisi la concezione positivistica secondo la quale i fenomeni hanno una loro sicura verità oggettiva che è possibile capire e spiegare secondo le regole di causa-effetto.

Tra il 1900 ed il 1907, accadono fatti di grande rivelanza fra i quali: la pubblicazione da parte di Albert Einstein dell’opera sull’elettrodinamica dei corpi in movimento (1905), che con la teoria della “relatività ristretta” frantuma l’universo in una miriade di punti di riferimento distinti, uno per ogni osservatore allontanando l’idea che la verità sia una sola; la pubblicazione dei tre saggi sulla teoria sessuale (1905) di Sigmund Freud che scopre l’inconscio e mette in luce come la ragione non sia il centro dell’uomo; il dipinto di Pablo Picasso Les demoiselles d’Avignon (1907), con cui si annulla l’unicità del punto di vista e prende avvio il Cubismo.

Il XX secolo si apre sulle rovine di consolidate sicurezze di fronte alle quali partono esplorazioni in tutte le forme di espressione.

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Decadentismo

Decadenti. Décadents. Personaggi anticonformisti dell’arte che scandalizzavano il pubblico borghese.

Avevano colto precursoriamente con la propria sensibilità, il crollo dei valori scientifici dell’era positivistica.

Ragione e scienza non possono dare la conoscenza del reale in quanto la vera essenza di esso è al di là delle cose.

 

Io sono l’Impero alla fine della decadenza

(1883 -Paul Verlaine-)

 

Nel decadentismo c’è un susseguirsi turbinoso di varie manifestazioni artistiche che porteranno all’individualismo: cubismo, futurismo, dadaismo, ermetismo, surrealismo, espressionismo.

 

Col decadentismo si sviluppa una sensibilità individualistica, libera.

Poeta maledetto: rifiuta ogni convenzione sociale e si ribella al conformismo.

Esteta: la vita è vissuta come un’opera d’arte esaltando il bello come valore assoluto.

 

A differenza del romantico, il decadente non era parte integrante della propria società che viveva, ma ne era in conflitto.

Si crogiola in una solitudine compiaciuta da cui scaturiscono anche atteggiamenti di esaltazione del vitalismo, irrazionalismo, imperialismo, nazionalismo.

 

In Francia…

 

Simbolismo:

rappresentazione della natura e della vita non attraverso persone ed oggetti di una realtà quotidiana, ma attraverso simboli che consentono di cogliere gli aspetti più profondi e misteriosi della realtà.

 

Charles Baudelaire: 1° poeta maledetto. Autore de i fiori del male.

Mallarmè, Rimbaud, Verlaine (bohèmienne: colui che conduce vita da zingari).

 

In Italia…

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Scapigliatura

Gli scapigliati erano il corrispettivo italiano dei bohèmienne.

Nasce a Milano.

Gli scapigliati sono le prime tracce del decadentismo italiano.

 

Si sviluppano 2 filoni di decadentismo ideologico:

-         Esaltazione, quello di D’Annunzio, il Futurismo, il Fascismo

-         Interiorizzato (Pascoli –il fanciullino-, Pirandello, Montale) in cui l’intellettuale vive dentro di sé il dramma dell’esistenza.

 

I crepuscolari

Poeti.

Rappresentavano una realtà grigia e provinciale.

Poesia intimistica e semplice.

Ripiegamento su se stessi.

Il tutto in antitesi col decadentismo dannunziano, in contrasto col superuomo e tutto il suo estetismo, le sue “donne fatali”.

 

Luigi Pirandello

(1867-1936)

Con la crisi positivistica, il crollo dei “dati certi” della scienza e quindi dell’oggettività delle cose, si sviluppa quel clima di ribellione a tutto il sistema ipocrita della borghesia che abbiamo visto nel decadentismo, con il conseguente studio ed analisi della soggettività della vita dell’uomo.

Pirandello è il massimo rappresentante italiano di questo periodo, l’unico che riuscì a farsi conoscere anche all’estero per la sua geniale opera e che gli valse un premio Nobel.

Pirandello, forse anche perché influenzato personalmente da esperienze familiari in cui la moglie lo accusava ingiustamente di adulterio e che fu poi rinchiusa in un manicomio (da cui è ispirata la commedia il berretto a sonagli), analizzava, studiava, osservava la relatività delle situazioni che non potevano essere viste solo da un punto di vista, ma si presentavano sotto molte più facce.

La borghesia per Pirandello era fatta di maschere. Era insofferente ad un processo culturale che tendeva a reprimere gli aspetti più veri dell’individuo. Insofferente a ciò che si voleva far apparire piuttosto che mostrare l’essere. E ricercava l’autenticità della vita, quella che avrebbe dovuto eliminare lo smarrimento dell’uomo.

Questo processo di deformazione della realtà provocava malintesi, equivoci, generava punti di vista non più univoci per cui la vita era costantemente fluida, inafferrabile e lui guardava con pessimismo e con chiave umoristica questo evolversi dell’uomo, questo suo modo di rapportarsi con se stesso, con la vita econ gli altri.

I suoi racconti rendevano l’idea di questo suo pensiero come in il fu Mattia Pascal in cui il protagonista viene dichiarato morto ritrovandosi poi in una successione di equivoci che gli impediscono poi di poter svolgere una vita da individuo.

Comunicare per Pirandello è un’ardua impresa. Ogni evento, ogni persona è oggetto di interpretazioni molteplici.

Pirandello era più vicino al Verismo di Verga che al Decadentismo dannunziano fatto di sole parole (auto)esaltanti. Porta comunque la sua analisi dall’ambiente all’uomo, osservando la crisi dell’identità dell’individuo borghese schiacciato dai processi di massificazione della società, oppresso nei meccanismi spersonalizzanti che puntano alla regolazione dell’economia, facendole perdere ogni ruolo determinante.

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Uno nessuno centomila

Nessun nome. Nessun ricordo oggi del nome di ieri; del nome d’oggi domani…

Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita.

… Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo.

Tutto fuori, vagabondo.

… Muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo ed intero,

non più in me, ma in ogni cosa fuori.

(L.Pirandello; ultimo capitolo “Non conclude”)

 

La moglie di Vitangelo Moscarda una mattina, mentre egli si guarda allo specchio, gli fa notare che il suo naso pende a destra. Lui non ci aveva mai fatto caso e in quel momento si rende conto che chiunque avrebbe potuto notare qualcosa di lui, anche della sua personalità, di cui lui non sapeva.

Così, decide di disgregare se stesso, smontare la matrjoska della sua personalità, perdere l’identità, togliendosi finanche il nome, per ricercare la sua essenza pura, il suo proprio “io” rompendo la successione irregolare di specchi simbolici che avevano fino a quel momento rappresentato se stesso.

Si fa rinchiudere in un ospizio per poveri e lì trascorre il suo tempo percorrendo il processo di disgregazione che gli darà la sensazione di essere libero, essenziale, puro, unico.

 

Eugenio Montale

(1896-1981)

Scrive poesia attraverso espressioni che rappresentano l’aspro e il crudo.

Rientra nella fascia di “prima generazione” dei poeti ermetici.

Ermetismo… Ermes, il messaggero.

Il messaggero portava un tempo il messaggio criptato che soltanto il destinatario era in grado di decodificare.

Poesia in codice ?  Sicuramente i “correlativi oggettivi”.  Analogie, simboli, che rappresentavano il destino dell’uomo, perso nella guerra, immerso nel mal di vivere.

Male di vivere: una condizione esistenziale e non contingente. La vita è come un alto muro sulla cui cima ha cocci aguzzi di bottiglia (Meriggiare pallido e assorto dalla raccolta Ossi di seppia).

Il poeta non rileva alcuna verità, la poesia non può offrire alcuna soluzione neanche consolatoria che permetta all’uomo di uscire dalla tragica situazione di cui è smarrito; la poesia può solo trascrivere l’angoscia prodotta dal mare di vivere (Spesso il mare di vivere ho incontrato da Ossi di Seppia).

Le occasioni scritte tra il 1929-1939; durante il soggiorno fiorentino. L’ambientazione non è più solo sul paesaggio ligure ma soprattutto toscano.  Mentre in Ossi di seppia si succedono gli oggetti e gli aspetti del paesaggio ligure, in questa seconda raccolta si succedono le occasioni di un’esperienza individuale, con frammenti di ricordi, immagini e gesti che riaffiorano alla memoria. L’amore, donna angelo che ricalca lo stilnovo dantesco (Clizia-Beatrice-Irma Brandeis –donna ebrea costretta ad andare in America nel periodo fascista).

Lo sfascio di una civiltà, la distruzione e la negazione dell’essere in disarmonia con la vita.

Montale si dissociava da ogni appartenenza politica.

Ma  la bufera, scritta nel 1941 fu comunque censurata dal fascismo e vide le stampe italiane solo nel 1956 nella raccolta la bufera ed altro (raccolta di poesie scritte nel 1940-1954).

Ormai ogni speranza è vana per salvarsi…

 

Les princes n’ont point d’yeux pour voir ces grand’s merveilles,

Leurs mains ne servent plus qùa nous persécuter…

(Agrippa D’Aubigné 1552-1630)

 

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DISSENSO E CONSENSO NELLA COMUNICAZIONE

In un regime totalitario, non si ammette il dissenso ma solo il consenso e tale consenso lo si ottiene solo attraverso il controllo della comunicazione cercando il consenso delle masse, diversamente dagli stati assolutistici.

Col regime fascista istituitosi nel 1925 con le leggi promulgate, ci fu una totale negazione della libertà di stampa. Fu tolto il diritto di riunirsi in assemblea.

Benito Musssolini era stato direttore dell’Avanti del Partito Socialista e pertanto conosceva molto bene il potere della stampa e la relativa capacità mediatica che esso aveva sulle masse.

Nel processo di fascistizzazione, ci fu una sottomissione della stampa libera secondo la formula tutto nello Stato, niente fuori dello Stato, niente contro lo Stato.

Mussolini impedì a tutti i giornali che non erano allineati con l’ideologia fascista, di svolgere la propria attività in maniera libera, giungendo a mettere fuori l’allora direttore del Corriere della Sera (Luigi Albertini).

Il Popolo d’Italia era il quotidiano del partito fascista, diretto dal fratello di Benito Musssolini.

Nell’informazione si cercava di dare un’immagine dell’Italia entusiasta, virile, serena, cercando di dare ad intendere che la vita socio-economica-politica italiana procedeva alla meglio.

Ogni informazione andava filtrata attraverso il Min.Cul.Pop. (Ministero della Cultura Popolare), istituito nel 1937 che governava l’intero sistema della cultura del Paese.

I giornali non erano stati eliminati fisicamente, ma ricevevano le cosiddette veline: circolari diramate ai giornali da un Governo o un Partito).

I direttori dei giornali erano in tal modo dissuasi dal pubblicare qualsiasi notizia che potesse dare un’immagine negativa del Paese.

Persino le notizie dei suicidi era vietato pubblicare in quanto considerati gesti di debolezza, inaccettabili dal regime.

Scomparvero dai media notizie sulla disoccupazione, sulle agitazioni sindacali, furti, rapine ecc.

1927: istituzione dell’EIAR, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche.

Il fascismo dotò le strutture pubbliche di apparecchi radiofonici perché la voce del duce entrasse ovunque.

Anche la cinematografia ebbe un ruolo fondamentale nella produzione di film che propagandavano l’ideologia fascista: la cinematografia è l’arma più forte era la frase che campeggiava all’ingresso di Cinecittà.

Film Luce: erano film propagandistici che davano dell’Italia un Paese sereno, pacificato, beato.

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CONCLUSIONI

Le modalità di comunicazione subìscono trasformazioni nel tempo.

Invenzioni o altri fatti socio-economico-politici o altre occasioni possono essere “interferenze” che condizionano il modo di dialogare.

E’ giusto che vi siano degli stravolgimenti nella vita dell’uomo perché ciò non fa altro che evolvere nuove forme di linguaggio, trovare nuovi canali per trasmettere idee che possano facilitare la convivenza degli individui. Probabilmente non si giungerà mai ad un linguaggio comune e probabilmente la costruzione di una nuova Torre di Babele potrebbe causare nuovi conflitti nell’umanità.

Comunicare non è facile. E questo lo abbiamo visto nella relatività di Pirandello.

Ci capita purtroppo spesso di vedere persone in conflitto tra loro pur esprimendo uno stesso concetto ma in modi differenti.

Comunicare è un’arte ? O è l’arte del comunicare ?

Comunicare è il riuscire a realizzare pensieri, idee, progetti, trasmettere in maniera chiara concetti.

E per riuscire a comunicare bene occorre essere in sintonia col proprio tempo, andare sulla stessa lunghezza d’onda dell’interlocutore e del contesto sociale, esercitando costantemente capacità di empatia.

Cartier Bresson diceva che per fotografare occorre che l’occhio, la mente e il cuore stiano sulla stessa lunghezza d’onda.

 

Per eventuali imprecisioni da segnalare su questo testo

scrivere a: redazione@gutenberg2000.org

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