TRASFORMAZIONI NELLA COMUNICAZIONE
ARTISTICA E SOCIALE A CAVALLO DEL XX SECOLO
Appunti in breve tesi di Marco Maraviglia -2 Luglio
2002-
2a PARTE
Indice:
FOTOGRAFIA:
la nascita della fotografia,
la sua riproduzione
fedele della realtà ed altre storie.
1839:
a Parigi il 7 Gennaio viene presentato all’Accademia di Francia il
processo dagherrotipo (da “Daguerre”, padre ufficiale della
fotografia).
La fotografia è stata
definita da qualcuno come l’invenzione del IX secolo. E non a caso.
Gli
stravolgimenti che ha portato la fotografia nel campo dell’arte, della
comunicazione, nell’industria, è storia: il ritratto non era più
necessariamente un dipinto e con esso l’arte intera subì da quel momento
in poi un processo innovativo, di liberalizzazione, di anarchia per dare
forma finalmente a manifestazioni artistiche non più di tipo accademico.
La
riproduzione fedele della realtà era permessa finalmente dal nuovo mezzo
e la stessa fotografia entrava a far parte di quel nuovo processo di
ricerca artistica: la fotografia diventava callotipia, rayogramma,
fotogramma, entrava nell’arte concettuale, nel dadaismo… anche se
inizialmente una parte di pittori dichiarò l’arte morta con la nascita
della fotografia.
1839:
Paul Delaroche: “da oggi la pittura è morta !”.
Ma in
effetti l’invenzione della fotografia ed il relativo perfezionamento si
è avuto fin dai primi anni, grazie alla curiosità di artisti della
pittura e/o di altre forme d’arte, che hanno sfruttato le scoperte degli
scienziati.
Daguerre
era pittore !
Talbot
faceva già uso della camera oscura per ottenere i disegni dei suoi
paesaggi che dipingeva a livello dilettantistico.
Nièpce
assecondava il figlio pittore nell’uso della litografia.
1888:
viene introdotta la Kodak N°1 “voi premete il bottone, noi facciamo
il resto !” diceva lo slogan.
1912:
viene presentato il Fotodinamismo ai futuristi.
Abbondano gli esempi di artisti che si ispirano, per loro concezioni
formali,
a
fotografie che si ispirano a dipinti nei quali erano già insiti elementi
formali
della
fotografia.
Oggi,
possiamo finalmente ritenere concluso il dibattito creato tra fotografia
e pittura,
potendo
individuare un’autonomia di linguaggio della fotografia in arte
(Scharf)
La
fotografia è attualmente un mezzo indispensabile nella comunicazione
pubblicitaria, editoriale, giornalistica.
Una
campagna pubblicitaria vincente ha un buon visual. Una notizia
d’attualità è più d’impatto se accompagnata da un’immagine che racconti
la notizia di per sé.
Con la
fotografia possiamo comunicare fatti, avvenimenti, emozioni, senza
confini spazio-temporali. Occorre però sapere che il messaggio che
“spediamo” attraverso una nostra foto, arrivi a coloro che devono
comprenderlo attraverso la decodificazione di un lessico comune.
Anche la
fotografia come ogni messaggio ha un suo mittente (il Fotografo) ed un
suo destinatario (l’osservatore della foto, il target). Un
fotografo pubblicitario deve tener presente dei principi indispensabili
per la realizzazione delle immagini che dovranno essere lette da un
pubblico per il quale un’azienda investe qualche migliaio di euro in
campagne pubblicitarie.
La
comunicazione in pubblicità deve essere diretta, semplice, chiara, con
segni che facciano identificare il pubblico a cui è rivolta la campagna.
Valgasi per le immagini dei libri, a cominciare dalle copertine.
Occorre
che chi realizza la foto o comunque il layout, sia in armonia col ritmo
del momento sociale, del target da coinvolgere, sia in sintonia con il
contesto in cui deve essere posizionato il prodotto o servizio da
pubblicizzare.
Occorre
che si conosca il significato dei colori.
Occorre
sapere che la luce è “musica visiva” dove la pellicola (o la scheda di
memoria) è il pentagramma ed il fotografo non deve fare altro che creare
l’atmosfera giusta dipingendo opportunamente con la luce su quel suo
pentagramma.
Perché
la fotografia è appunto jvV=luce e grajw=scrivere; scrivere con la
luce. Dipingere, forse.
Ed ogni
luce ha il suo colore. Ed ogni colore ha la sua atmosfera. Colori caldi.
Colori freddi.
Un
tramonto è arancione, giallo, rosso… ed emana sensazioni di tepore,
calore, serenità…
Un’alba
è bluastra, fredda…
E poi
controluce, high-key e low-key…
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STORIA DELLE ARTI VISIVE
1839:
Paul Delaroche “da oggi la pittura è morta !”
Se la
fotografia è un potente riproduttore della realtà, non da meno lo era la
pittura che si andava sviluppando tra il 1840 ed i primi del ‘900…
Con lo
sviluppo della fotografia, l’arte pittorica subì finalmente una scossa
che segnò il tramonto della pittura accademica volta fino a quel momento
alla riproduzione perfetta di un mondo che però non esisteva in quanto
mitologica, classica, religiosa.
Il
passaggio ad altre forme d’arte più libere fu abbastanza graduale.
PROMEMORIA TEMPORALE:
Impressionismo |
1874-1886 |
Espressionismo |
1880-1930 |
Cubismo |
1900 |
Fauvismo |
1905-1907 |
Futurismo |
1909-1919 |
Astrattismo |
1910 |
Dadaismo |
1915-1922 |
Costruttivismo |
1919 |
Surrealismo |
1924 |
Realismo
Col
Realismo si cerca la riproduzione della realtà attraverso la violenta
denuncia del sistema politico e sociale e la presa di coscienza
dell’artista che cerca infatti di comunicare attraverso l’ironia, la
caricatura, l’ipocrisia del mondo borghese e la sofferenza del
contadino, del proletario.
Col
Realismo, cui massimo esponente era Gustave Courbet, si evidenziavano
dettagli della vita reale, ma è con l’impressionismo che l’artista
pittore si libera dai canoni accademici accollandosi tutti i commenti
negativi dei critici del periodo.
Impressionismo
Possiamo
dire che l’Impressionismo nasce nel 1874 con la prima mostra presso lo
studio del fotografo Nadar che ospitò coloro che erano emarginati
dai tradizionali salons d’arte.
Impression, soil levant
era il
titolo di un quadro di Claude Monet, amico del precursore Edoward Manet,
dal quale fu tratto il nome del nuovo genere artistico.
L’impressionista non si fermava di fronte a ciò che l’occhio vedeva, ma
andava oltre, esplorando il territorio della percezione visiva abolendo
pertanto le regole della prospettiva, della definizione dei contorni e
dei colori… l’immagine che osservavano era un processo molto più
dinamico da percepire e da convertire in 2 dimensioni. L’impressionista,
sensibile alle teorie ondulatoria e corpuscolare della luce, ne studia
il movimento, la vibrazione, il colore che cambia a seconda dell’orario,
a seconda degli oggetti che si trovano accostati tra di loro. L’ombra
non è chiara o scura, ma il risultato del riflettersi della luce
combinatasi coi colori di oggetti circostanti e le sue pennellate rapide
e virgolettate sono fatte di colori puri che colgono l’attimo fuggente,
escludendo il bianco ed il nero che sono dei non-colori. Cercano di
rendere la mobilità delle cose e pertanto uno dei loro soggetti
preferiti è l’acqua come il mare nel soil levant o lo stagno
delle ninfee di Monet con la giustapposizione di colori puri
(primari e secondari) che pur essendo diversificati sulla tela si
fondono nella rètina dell’occhio dando sensazione di brillantezza
superiore a quella che darebbero i colori già preparati.
Le sue
immagini sono realizzate in tempi rapidi perchè deve rappresentare il
momento, l’istante, prima che le condizioni di luce possano mutare ciò
che egli vede.
L’impressionista abbandona l’atelier per riprendere dal vivo, en
plein air (all’aria aperta), senza disegno preparatorio, i caffè
parigini, i cabaret e la vita del periodo. L’invenzione del colore in
tubetti lo facilita in questa sua impresa.
L’impressionista rivede il proprio ruolo di artista di fronte
all’avvento della fotografia che si aveva in quel periodo.
Il suo
modo di rapportarsi di fronte all’invenzione del secolo è
positivistico in quanto abbraccia le nuove teorie della luce fino ad
arrivare all’impressionismo scientifico di George Seurat (pron. Sorà)
che attraverso il Puntinismo, ovvero la combinazione dei colori puri in
punti estremizzava lo studio della luce attraverso vere e proprie
sperimentazioni ottiche.
1886:
ultima mostra dell’Impressionismo.
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Espressionismo
Dopo
questa profonda evoluzione artistica data dall’Impressionismo sullo
studio del colore, questo diventa espressione dell’animo attraverso
l’olandese Van Gogh che incontra a Parigi gli impressionisti Monet,
Degas, Pissarro, Renoir, il quale fa sue le tecniche impressionistiche,
ma dando al colore e al disegno tutto, un significato psicologico, che
rispecchia lo stato d’animo dell’artista. Era l’inizio
dell’Espressionismo. Quello di Edvard Munch che attraverso il suo quadro
l’urlo (1885), trasmetteva lo stato d’ansia, del rapporto
angoscioso che l’artista prova nei confronti della vita:
Camminavo lungo la strada con due amici
Quando
il sole tramontò
Il cielo
si tinse all’improvviso di rosso sangue
Mi
fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto
Sul
fiordo nerazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco
I miei
amici continuavano a camminare ed io tremavo ancora di paura
E sentivo che un
grande urlo infinito pervadeva la natura
(Edvard
Munch)
L’arte
pittorica insomma, grazie al continuo distaccarsi dalle regole
accademiche, diventa progressivamente un mezzo di espressione, di
comunicazione dell’artista che avverte in sé i momenti sociali del
periodo che vive, rappresentandoli o ribellandosene talvolta in forma
estrema.
Cubismo
Il cubismo è il primo effetto della ribellione artistica alle regole che
nasce in vista di quel periodo che si andava formando, in cui il mondo
sarebbe stato dominato dal comunismo in russia, il nazismo in Germania,
il fascismo in Italia e dal franchismo in Spagna.
L'atmosfera, come in situazioni di proibizionismo che scatenano
trasgressioni e regole infrante, era opprimente per chi aveva la mente
libera come intellettuali ed artisti.
Pablo Picasso (1881-1973), nel suo processo di ribellione, culminante
nel suo Guernica che rappresentava l'orrore della guerra civile in
Spagna, iniziò artisticamente a svincolarsi dalle leggi basate sulla
concezione spazio-temporale Cartesiana , da cui scaturì il tracciato di
tutta l'arte moderna; travaglio condiviso con Braque con il quale lavorò
intensamente per trovare la soluzione al problema della terza dimensione
e riportare alla superficie piana della tela, lo spazio.
Il "reale condiviso" doveva essere rappresentato includendo i molteplici
punti di vista, i quali corrispondono a diverse posizioni spaziali e
temporali degli osservatori.
Fornire insomma, la simultaneità di vari punti di vista, al fine di
delineare una visione comune, ricca di cromatismi compositi che pertanto
determinano ambiguità e distorsione della percezione del reale; ciò
proprio a differenza delle concezioni classiche basate su di una
immutabile prospettiva.
Fauvismo
Da fauves (in francese "belve feroci"). Fu un Movimento artistico di
breve durata (1905-1907).
Henri Matisse fu il massimo esponente del movimento artistico.
I giovani fauves discutevano molto di impressionismo, spesso in termini
negativi ma apprezzando la novità di una luce generata dall'accostamento
di colori puri.
La loro arte si basava sulla semplificazione delle forme,
sull'abolizione della prospettiva e del chiaroscuro, sull'uso incisivo
del colore puro, spesso spremuto direttamente dal tubetto sulla tela. La
forma e il colore, nella loro immediatezza dava il significato
all'opera, scavalcando le regole accademiche.
La ricerca artistica era fondata sull'autonomia del quadro che andava
arricchito di segni, colori e forme in maniera libera.
Il movimento non era interessato alle questioni politico-sociali
contemporanee e pertanto era, nella sua espressione, libero da
condizionamenti di natura interiore.
L'arte come esternazione del sentire del soggetto in relazione ad un
oggetto esterno. Espressione pura che viene dall'esterno.
Il fauvismo rappresenta la prima vera rottura con l'impressionismo ed è
la prima esperienza moderna che svincola il rapporto tra colore reale
delle cose e colore impiegato per la loro rappresentazione pittorica.
Futurismo
C’è il manifesto di
seguito trascritto del movimento dapprima politico-letterario e poi
anche artistico che dice tutto sul Futurismo:
Tommaso
Marinetti ed il manifesto futurista
(20 Febbraio 1909):
-
noi
vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla
temerità
-
il
coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali
della nostra poesia
-
la
letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi ed il
sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia
febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il
pugno
-
noi
affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una
bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa
col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito
esplosivo… un’automobile ruggente, che sembra correre sulla
mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia
-
non
vi è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia
carattere aggressivo può essere capolavoro. La poesia deve essere
concepita come un violento assalto contro tutte le forze ignote, per
ridurle a prostrarsi davanti all’uomo
-
noi
vogliamo glorificare la guerra –sola igiene del mondo- il
militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le
belle idee per cui si muore ed il disprezzo della donna
-
noi
vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni
specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro
ogni viltà opportunistica o utilitaria.
1912:
Anton Giulio e Arturo Bragaglia presentano i concetti del
Fotodinamismo a Marinetti e ai futuristi ma la tecnica è ripudiata
dal Boccioni e dagli altri pittori futuristi che non colsero al volo
l’innovazione della “macchina” (qui intesa come foto-camera), del suo
progresso, che ricalcava comunque il concetto di velocità di dinamismo.
Col
futurismo vi è la rottura di ogni convenzione letteraria e figurativa.
Balla,
Boccioni, Carrà, Severini, Russolo firmano nel 1910 il primo manifesto
della pittura futurista.
Nel 1916
sulla falsariga del Futurismo, subentrò alla follìa umana della guerra,
quella guerra tanto fomentata dagli interventisti cui facevano parte i
futuristi, l’ironia del manifesto Dadaista.
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Astrattismo
L'astrattismo, proprio in quanto forma d'espressione artistica
ribelle, non viene accettata in quell'Europa degli anni'30 dove
imperversano i regimi totalitari che esigono un "ritorno all'ordine" e
che costringono molti artisti ad emigrare in America e sperimentare
liberamente nuove formule per fare arte come
l'Action
Painting .
L'astrattismo, è la rappresentazione della realtà caotica con la totale
repulsione della razionalità negando il concetto di immagine (reale) ma
lo stesso concetto dell'arte in senso lato.
Un momento artistico, l'astrattismo, che è stato in parte sezionato
dalla psicologia gestaltica che studia la percezione e l'interazione dei
colori e delle forme: attraverso un astratto è possibile risalire alle
esperienze psicologiche dell'artista o perlomeno alla sua percezione
della vita indipendentemente da ciò che ha realizzato.
Un modo di comunicare che fa presa di riflesso sull'osservatore, che ha
a sua volta trascorso esperienze tali da fargli percepire
psicologicamente sensazioni magari non ben definite, ma che lo rendono
in grado di individuare la traccia esistenziale dell'artista.
In questo caso, l'opera non solo è traccia
del proprio essere al mondo, che risulta il valore minimo, ma rimane
come testimonianza dell'essere al mondo in un particolare momento, in
una particolare situazione, in un particolare contesto e così via. Ed
assume, pertanto, valore di documento storico-culturale proprio perché è
il frutto di quella particolare storia e di quella particolare cultura.
Mario Pezzica
Dadaismo
(dada:
parola coniata a caso da Tzara alle ore 18.00 dell’8 Febbraio 1916 in
presenza di Arp al Café de la Terrasse di Zurigo. In russo vuol dire due
volte “sì”, in tedesco, due volte “questo”; ma in realtà era il nonsenso
il significato che se ne voleva dare…).
E’ il
caso del Dadaismo (1915-1922) in cui per la prima volta l’opera d’arte
presenta un concetto, una forma mentale piuttosto che un’immagine.
Nasce
come rivolta intellettuale e conseguenza dello sconvolgimento sociale
della 1a guerra mondiale e pertanto, insieme al Surrealismo sarà non
solo rivoluzione visiva, ma anche culturale.
Probabilmente il Dadaismo non era arte di per sé, ma solo un pretesto
per rompere le regole, mettere scompiglio ed adottare ogni elemento
estraneo all’arte per fare arte utilizzando materiali più disparati come
fil di ferro, fiammiferi, oggetti di ogni genere (noto l’orinatoio di
Marcel Duchamp con semplice apposizione di una firma)… e la fotografia,
sotto forma di collages, di non-immagini.
Tristan
Tzara ed il manifesto dadaista (1918):
-
azione distruttiva del proprio essere
-
abolizione della logica
-
distruzione dei valori borghesi
-
abolizione della memoria
-
abolizione dell’archeologia (la memoria storica)
-
abolizione dei profeti (dell’esperienza e delle regole che essa
produce)
-
abolizione del futuro
L’arte
pura non ha regole e si cerca di salvare l’umanità dalla follia
dell’epoca, dalla guerra cercando di azzerare i valori e le ideologie
che hanno portato ad essa.
La gente
si comporta come se nulla fosse accaduto.
La
carneficina continua e loro si giustificano
con la
“gloria europea”.
Tentano
di rendere possibile l’impossibile,
di far
passare il disprezzo dell’umanità,
lo
sfruttamento dell’anima e del corpo della gente,
tutta
questa civile strage come un trionfo
dell’intelligenza europea.
Non ci
convinceranno a mangiare il pasticcio putrefatto
Di carne
umana che ci offrono.
(Hugo
Ball)
Il dadaismo si esprime
al massimo presso il Cabaret Voltaire dove il pubblico interagisce con
manifestazioni anche teatrali durante le quali è invitato anche a
distruggere le opere esposte ironizzando sulla distruzione della guerra.
Man Ray
(1890-1976):
Personaggio eclettico
della storia dell’arte. E’ fotografo, inventore di oggetti, scultore,
autore di film, subisce influenze cubiste, è dadaista, vicino al
surrealismo europeo.
Dipingo ciò che non
posso fotografare.
Fotografo ciò che
non voglio dipingere.
Dipingo
l’invisibile.
Fotografo il
visibile.
(Man Ray)
La
ricerca artistica di Man Ray abbraccia vari generi artistici in
“modalità libere” per approdare a vere e proprie opere originali come
Cadeau (ready-made del 1921 in cui si rappresenta un ferro da
stiro con 14 chiodi di acciaio sulla piastra), l’alfabeto per adulti
(nudi di persone disposte a forma di lettere) ed i suoi forse più noti
rayogrammi: immagini fotografiche astratte realizzate senza macchina
fotografica.
Con il
dadaismo provocatorio, bizzarro, astratto, concettuale di Man Ray e di
Marcel Duchamp si gettano le prerogative del Surrealismo e della più
recente Pop Art.
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Bauhaus
-costruttivismo- (1919):
Walter Gropius fonda
la famosa Accademia di Belle Arti e scuola di Arti e Mestieri.
Vogliono
creare delle nuove corporazioni di artigiani
estranei
a quell’orgoglio di categoria che eleva un muro di superbia
tra
artigiani ed artisti.
Dobbiamo
volere, immaginare, preparare in comune il nuovo
Edificio dell’avvenire, che unirà
armoniosamente
Scultura, Architettura, Pittura; e questo edificio
S’innalzerà per le mani di milioni di operai nel cielo futuro,
emblema
cristallino della nuova fede dell’avvenire
Era un
po’ la sintesi del pensiero socialista per cui l’arte poteva essere al
servizio del popolo, rendendo abbordabile il design a tutti i livelli
sociali.
Fondata
su modello rinascimentale, dove maestri ed artigiani sviluppavano
insieme in un work in progress, soluzioni estetiche relativamente
alle arti che essa accoglieva per confluirle nell’architettura.
Nel 1933
la scuola fu chiusa dai nazisti con l’accusa di essere un centro di
intellettuali comunisti.
Surrealismo
Mentre il dadaismo
colloca gli elementi seguendo il caso, il surrealismo colloca gli
elementi senza l’intervento della ragione e quindi senza nemmeno seguire
il “caso”, ma si lascia trasportare dalla psiche.
Il
dadaismo è una ribellione al momento storico.
Il
surrealismo non si ribella a nulla perché va al di là di ogni cosa
legata alla realtà.
Il
dadaismo è politicamente simil-anarchico.
Il
surrealismo attua il suo momento di libertà sociale attraverso la
rivoluzione.
Figura
guida dei surrealisti è Karl Marx.
1899:
Sigmund Freud pubblica l’interpretazione dei sogni.
Due
generi di Surrealismo:
-
Automatismo: totalmente anarchico, tendente all’astrattismo (quello
di Mirò)
-
Psicologico: che fondava il tutto sull’inconscio dei sogni in quanto
influenzato dalle teorie freudiane (Maigrette, De Chirico, Dalì…)
dando luogo ad opere a contenuto realistico ma rappresentate in
maniera bizzarra.
Automatismo psichico puro col quale ci si propone di esprimere,
sia
verbalmente, sia per iscritto, sia in qualsiasi altro modo,
il funzionamento reale del pensiero.
Dettato
dal pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla
ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale
(André
Breton –1924-)
La
ricerca, senza interpretarla, ma rappresentandola, del sogno; ovvero il
momento in cui si conciliano sonno/sogno e veglia.
L’opera
surrealista nasce accostando oggetti reali in contesti estranei ad essi
stessi ricreandone di altri “impossibili”.
Il
surrealismo è la rappresentazione del sogno o dell’inconscio estrapolato
da stati di paranoia indotta.
Durante
l’intera giornata, seduto davanti al cavalletto fissavo la tela come un
medium
Per
vederne sorgere gli elementi della mia immaginazione.
Quando
le immagini si collocavano esattamente nel quadro io le dipingevo
immediatamente, a caldo.
Ma a
volte, dovevo aspettare delle ore e restare in ozio con il pennello
immobile in mano
Prima di
veder nascere qualcosa.
Il corpo
umano è pieno di cassetti segreti che solo la psicoanalisi è in grado di
aprire.
Il fatto
che neppure io, mentre dipingo, capisca il significato dei miei quadri,
non vuol dire ch’essi non ne abbiano
alcuno: anzi, il loro significato è così profondo,
complesso, coerente, involontario da sfuggire alla semplice analisi
dell’intuizione logica.
(Salvador
Dalì)
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Arte
Digitale: possibili scenari dell’imminente presente.
“Grande
Opera Italiana” è il titolo di una mostra d’arte contemporanea che al
momento in cui digito queste righe, si svolge ancora presso il Castel
S.Elmo a Napoli.
Vi sono
presenti opere di alcuni dei massimi rappresentanti dell’arte italiana.
Arte
contemporanea… ma vediamo un attimo cosa offrono gli strumenti di oggi
per fare arte non più contemporanea ma “presente”.
Grazie
al più usato programma di elaborazioni immagini, il Photoshop, è
possibile ritrasformare, modificare, elaborare, sovrapporre un’immagine
su un’altra con estrema faciltà, creando immagini stampabili su tela, a
plotter o magari registrate su supporti magnetici per essere
semplicemente archiviate e mostrate forse solo a pochi.
E’
grazie alla trasmissione sul web, attraverso internet, la posta
elettronica che è possibile trasmettersi tra più cyber-artisti,
all’infinito, una stessa immagine ritoccandola, rielaborandola di volta
in volta.
Quando
trasmettere un file di 1Gb in un paio di minuti sarà cosa di tutti i
giorni, in un contesto cosmopolita come quello che si sta sviluppando
nell’era di internet, artisti di varie parti del mondo si metteranno in
contatto tra loro per realizzare opere online, comporre a più mani,
un’unica opera modificabile all’infinito.
Un
fotografo di Napoli passerebbe un paesaggio del Golfo ad un grafico
giapponese che a sua volta, dopo aver effettuato il proprio intervento,
la passerebbe ad un pittore francese che dopo aver stampato l’immagine,
apporrebbe su di essa delle pennellate tradizionali per poi
rifotografare il risultato e trasmetterla ad altro pittore in Kenia e
così via… E le mostre saranno delle collettive, intese non come singole
opere realizzate da singoli individui, ma singole opere realizzate da
più artisti.
E’ un
possibile scenario dell’immediato presente. In effetti il suddetto è un
modo di fare arte che già vive in alcune comunità di internauti (che
magari non si conosceranno mai di persona), ma il grosso pubblico non ne
sa ancora un granchè.
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segue
3a PARTE
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