LETTERA
APERTA AI FRUITORI DI IMMAGINI
La fotografia d’archivio sta morendo ?
Carissimo, tira
un'aria strana.
E' un
pò di tempo che a molti fotografi non giungono più richieste per
forniture di foto d’archivio.
Siamo
realisti: la crisi del Mercato c'è.
E con
essa il parapiglia alla foto trovata sul web, interpolata o modificata
per diminuire il rischio sulla lesione dei diritti d'autore, si è
impennato.
Poi ci
sono i siti dove i foto-amatori caricano le proprie foto libere da
diritti, che non sono il massimo, ma qualcosa di utile comunque si
trova: "si perde più tempo ma si risparmia". Ma il tempo non è denaro ?
E quindi non è una perversione cercare di risparmiare su una foto
perdendo il tempo per cercarla ?
Le
multinazionali che cedono ottime immagini a pochi euro.
C'è
chi acquista a peso
(1Mb x euro), o sfuso come dall'ortolano arrivando a 4-5,00 euro a foto.
Sui grossi quantitativi sì, il guadagno comunque c'è, ma chi garantisce
che la cessione dei diritti di una foto svenduta non verrà sfruttata
finchè byte non le scompaia per future destinazioni senza che il suo
autore lo saprà mai ?
I files
digitali viaggiano ormai in tutto il mondo ad alta velocità. Sono finiti
i tempi dei plasticoni mandati per corriere. E se da un lato ha
velocizzato i cicli produttivi, dall'altro ha contribuito a momenti di
pirateria illeciti proprio per la faciltà di fruizione delle stesse
immagini in files.
Era il
'97 circa che qualcuno lanciò l'allarme ai fotografi e alle associazioni
di categoria. Si propose un progetto per arginare la pirateria in
fotografia su modello della BSA (Business Software Alliance). Allora
si prese sottogamba la cosa. Forse perchè troppo avveniristica. O perchè
toccava troppi interessi: Corbis e simili non avrebbero potuto avere
campo libero. E poi dai, una democrazia si fonde sul libero mercato, no
? Ma ecco dove siamo arrivati.
Alla
saturazione.
Chiunque, con una digitale, può produrre immagini in gran quantità, a
costi più bassi di una volta (ah, l'amata pellicola !) e controllandone
subito il risultato.
Ci sono
direttori di giornali che "consigliano" ai propri picture-editor di
recuperare quante più immagini gratis possibile. Un servizio pagato qui
ed uno gratis lì e il giornale esce comunque. Non è un problema.
Mettendo a rischio la qualità del giornale. Ma un giornale che scende di
qualità non fa scendere l'interesse dei lettori e quindi meno copie
vendute e quindi meno incasso per gli spazi pubblicitari ?
Sì, ma
nel frattempo bisogna tirare avanti, magari licenziando qualcuno o
facendo saltare intere società di editing o di altri servizi editoriali.
Perchè
la parola d'ordine è "tagliare i costi".
Magari
non si tagliano i costi sull'energia sostituendo le lampade a
incandescenza con quelle a basso consumo, si lasciano luci accese negli
uffici anche quando si è fuori stanza, i ticket alimentari non sono
razionati, nelle mense aziendali ci si fa fare i "cartocci" da portarsi
a casa, almeno 5-10,00 euro al giorno se ne vanno in caffè ordinati al
bar invece di farselo con la moka in ufficio o portarsi un thermos da
casa, la carta stampata solo su un lato non viene rigirata per
riutilizzarne l'altro, i monitor dei computer non vengono impostati per
il basso consumo, l'aria condizionata va al massimo, si spendono cifre
altissime per i tecnici dei Windows quando, con un iniziale investimento
in Apple, si richiederebbe minore manutenzione nel tempo (c’è chi lavora
con lo stesso G4 dal 2000 senza mai avere avuto problemi)...
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E
invece dove si taglia ? Sui servizi che fanno il prodotto finale. Sulle
forniture di foto.
Il
fenomeno riguarda pure i TG. Videofilmati amatoriali svenduti o regalati
alle redazioni (è chiaro, il lfuggi-fuggi da un attentato filmato con un
videotelefonino da uno che era lì per caso, fa più scoop e costa meno
delle riprese di un professionista arrivato 1 ora dopo sul posto).
Notizie create estrapolando filmati da Youtube. Molte notizie fornite
facendo passare materiale d'archivio dove magari non ci si trova sulle
stagioni. A un TG così, preferisco Blob.
L'intero sistema dell'immagine è in crisi: Editoria, Pubblicità, TV...
Non
stiamo qui a fare un processo sull'imprenditorialità del mondo
editoriale e della comunicazione, ma cercare un attimo di capire dove
stiamo andando.
I più
alti fatturati nel mercato pubblicitario in Italia si sono avuti tra
l'85 e l'87.
Le
agenzie pubblicitarie e i giornali nascevano come funghi.
Oggi,
persino filiali di grosse multinazionali sono sparite.
Uffici
che occupavano 2-3 piani di palazzi storici della "Milano da bere" ad un
certo punto non hanno più potuto sostenere costi di segretariato,
trasferte... qualcuno è riuscito a sopravvivere ridimensionandosi.
Qualcuno ma non tutti. E l'indotto ne risente.
Cosa
fare ?
Innanzitutto guardare ai piccoli fornitori di immagini, come persone e
non solo come professionisti. Persone senza stipendio e che devono
sostenere un'attività, una casa, una famiglia, a volte. Liberi
professionisti che non sempre si trovano con gli studi di settore
ma che preferiscono "adeguarsi" perchè un accertamento fiscale stressa,
angoscia e, anche se sei veramente a posto, qualcosa di anomalo te la
possono sempre trovare come la Stradale che vede che sei un
automobilista modello e allora ti multa il retrovisore rotto. Quello che
ti ha rotto qualche strafatto la notte prima.
Lo
studio del Bilancio è affar proprio, ma è sempre bene soppesare pro e
contro di eventuali risparmi: conviene tagliare sui costi delle foto
(incidendo sulla qualità del prodotto finale che dovrebbe invece
ammaliare il pubblico) o sulla benzina (e l'usura dell'auto) spesa per
spostarsi da casa all'ufficio ?
E' un
esempio. Come un esempio è l'Azienda che fa andare sù e giù per il mondo
i propri dirigenti, per semplici riunioni che potrebbero essere fatte in
teleconferenza risparmiando sui costi aerei, alberghi e ristoranti.
Cosa
fare ?
Innovarsi, cercare buone idee. Investire sulle idee. Siamo o non siamo
famosi per la creatività italiana ?
Rimpinzare un giornale di gadget quando il giornale stesso non ha
contenuti brillanti, non funziona.
L'esempio eclatante è il successo della free-press che ogni
mattina va a ruba e non solo perchè è gratis: articoli brevi, opinioni
di personaggi noti o meno, il formato "portatile" e quindi leggibile
anche tra la folla in metrò, molte notizie in pillole... ne fanno una
formula vincente.
Anche
perchè il CD o il DVD allegato a un magazine a pagamento, possono essere
poi acquistati a parte una settimana dopo a prezzo ridotto dal proprio
edicolante.
Sono
pochi, troppo pochi gli editori che vanno a caccia di giovani talenti,
di nuove idee. Pochi indicono concorsi di idee o stage per
allevare le migliori reclute: lo dimostrano le centinaia di bloggers
nella rete da cui si attingono valide opinioni ed informazioni. A volte
più che dalla stampa ufficiale.
Non
bisogna sentirsi le mani legate da lottizzazioni che portano a nepotismi
deleteri per un'Azienda. Bisogna rompere l'equilibrio.
Bisogna investire su chi merita. Per risollevarsi occorre
uno Shock Editoriale.
Sono
pochi gli editori che investono di tasca propria sugli autori: i più per
fare un libro, aspettano il contributo dal MiBAC, dall'UE o dalle
amministrazioni locali... o dagli sponsor. E questo è un periodo che
arrivano meno soldi dallo Stato o dalle Regioni e gli editori senza
spirito di iniziativa e senso del rischio, saranno probabilmente
destinati a scomparire perchè non sapranno come muoversi.
Cosa
fare ?
Mettersi
a tavolino. Aprire nuovi canali. Offrire nuovi servizi e non gadget
China Export. Creare mobilità per i grafici, i fotografi,
segnalandoli ad altre aziende, anche all'estero (con le linee
telematiche destinate a diventare sempre più veloci, chiunque potrà
avere il proprio ufficio in mezzo alla campagna e lavorare per una
redazione del Burundi). Instaurare partenariati, gemellaggi con le
aziende straniere (vedi il caso del National Geographic italiano).
Trovare soluzioni strategiche e innovative per accaparrarsi le
pubblicità delle aziende straniere.
Fare
fiere editoriali e di comunicazione dove si possono creare
opportunità, fare brain-storming, confrontandosi tra editori, librai,
edicolanti, grafici, stampatori, fotografi, traduttori, illustratori,
concessionarie pubblicitarie, Aziende e Fondazioni a caccia di
opportunità da sponsorizzare e magari fare un baffo alle Istituzioni che
prima di far uscire un libro da loro finanziato, passano anche 2 anni.
Invecchiato e ormai inutile.
Se non
si fa tutto ciò ed altro ancora, siamo destinati tutti a chiudere.
Certo
non è quello che ci si augura.
L'Assocomunicazione,
la FIEG, gli ODG, TAU VISUAL, l'ASSOGRAFICI e tutte le associazioni di
categoria facciano qualcosa per il settore.
Marco Maraviglia
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