Consigli pratici
per fotografi e bravi fotoamatori per la vendita delle foto
di Marco Maraviglia
Indice:
A chi vendere le foto
Il codice della foto
Fare
il proprio archivio fotografico
Didascalia
Copyright
Invio in visione delle foto
Come
si riduce una foto
Come
inserire un testo sulla foto
La
menzione obbligatoria
Esclusiva
Royalty Free
Bisogna fidarsi?
Link
utili
Premessa
Ogni bravo fotoamatore, quando inizia ad
avere complimenti da amici e parenti e dagli addetti ai lavori, nonché
vincere qualche concorso fotografico per le foto che realizza, vorrebbe
iniziare a pubblicare qualche foto.
Qualcuno si
accontenterebbe di vederle pubblicate anche gratis per sentirsi
gratificato, ma questa è una prassi da evitare per evitare di
incrementare la
crisi editoriale in fotografia in corso da anni ormai ed
anche perché se un giornale decide di pubblicare qualche foto gratis è
perché comunque queste hanno un certo valore ed è bene quindi
pretenderne i diritti d’uso per guadagnare qualche soldo.
Non lasciatevi
affabulare da chi dice che non può pagarvi subito promettendo futuri
guadagni e promesse di lavoro in cambio delle prime foto cedute gratis:
dirà lo stesso alle altre decine di fotografi che busseranno alla sua
porta, poco dopo che sarete usciti.
Innanzitutto è
opportuno chiarire che le foto non “si vendono”, ma si cedono i diritti
d’uso di esse. Vale a dire che qualsiasi immagine scattata ha un suo
Autore comunque essa sia realizzata (bene o male), da chiunque sia stata
scattata: da un ragazzino o da un muratore o da un avvocato.
Chi ha scattato la
foto è e resterà sempre l’Autore di essa… a meno che non abbia deciso di
trasferire i propri diritti a terzi con dichiarazione scritta e secondo
le norme vigenti.
Trasferimento dei
diritti:
art. 2581 c.c. e artt. 107 e ss. della LDA
I diritti d’uso sono
stabiliti normalmente in base a:
-
importanza del
giornale o libro:
diffusione nazionale, locale…
-
tiratura:
numero di copie stampate
-
destinazione
d’uso: copertina, doppia-pagina, “formato francobollo”
-
tipo di foto:
estrema (ripresa aerea, subacquea, guerra…), still life,
rielaborazioni concettuali, semplice…
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E’ difficile
trovare in Italia un cliente
che paghi il giusto per una foto.
Il
prezzo di una foto dovrebbe essere stabilito dal fotografo in base a
quanto spende per sostenere lo studio (fitto studio, acquisto
attrezzature, commercialista…) e per vivere (bollette utenze,
assicurazione auto, ICI, vitto…) in un anno, dividendo tale spesa per
365 giorni se intende lavorare tutti i giorni: tale valore non è altro
che il minimo al di sotto del quale non gli converrebbe “vendere”. Anche
perché non è detto che riesca a vendere una foto al giorno per 365gg.
In tempi
di
crisi editoriale
i fotografi stanno ridimensionando i propri studi per tagliare le spese
di attività, trasferendolo nella propria abitazione e/o si stanno
adattando a trovare nuovi canali per proporsi, implementando altre
conoscenze del loro back-ground artistico, grafico, organizzativo,
allargando il ventaglio di servizi offerti per non rischiare di chiudere
bottega.
Esistono
alcuni tariffari di riferimento tipo quello di
TAU
Visual,
dell’Ordine
dei Giornalisti
ma sono,
appunto, solo di riferimento, indicativi, in quanto al momento della
trattativa per pattuire il compenso per la cessione dei diritti delle
foto, ci si accorgerà (specie nel mercato del Sud Italia) che quei
prezzi sono di gran lunga “fuori mercato”.
Alcune
riviste hanno un loro tariffario che impongono ai fotografi free-lance:
fortunatamente non sempre sono al di sotto dell’indecenza (come 50,00
euro per la riproduzione in formato piccolo) e si accetta tale
“imposizione” anche per condizioni di pagamento abbastanza veloci (30gg
data fattura) e per la serietà del giornale che ad esempio chiede di
emettere altra fattura quando ripubblicano su altri numeri le stesse
foto.
Talvolta
viene richiesto al fotografo di forfettizzare il compenso. La tal cosa
va bene se ci si rende conto che la cifra minima per sostenersi in un
anno (v. inizio paragrafo) è stata già incassata nei mesi precedenti per
altri lavori o se c’è una prospettiva reale di piazzare altre immagini
entro la fine dell’anno. Ma in ogni caso si sconsigliano situazioni del
tipo 2,00 euro/foto per 1000 scatti anche se le avete già in archivio e
non sono da realizzare ex-novo perché:
-
trovare 1000 immagini in archivio porta via del tempo che
penalizzereste per altre operazioni come procacciarvi clienti meno
avari o per realizzare altre immagini per incrementare l’archivio o
per archiviare quelle da poco scattate;
-
1000 immagini
fornite in file digitali possono “inflazionarsi”, ovvero potreste
precludervi la possibilità di piazzare alcune di esse ad altro
cliente che richiede un’esclusiva e quindi pagherebbe di più;
-
può sfuggire il
controllo della pubblicazione di 1000 immagini date ad un unico
cliente, vale a dire che potrebbero, a vostra insaputa, essere messe
in circolazione e ripubblicate senza che saprete mai dove e
maturando quindi un ipotetico mancato
guadagno.
Potenzialmente
qualsiasi immagine, se tecnicamente ben fatta, può essere pubblicata.
Praticamente invece, la battaglia è dura data l’alta produzione di
immagini nel mondo vista anche l’economicità di realizzare immagini con
una fotocamera digitale e addirittura con un cellulare.
E’ fondamentale quindi
che troviate un vostro settore di specializzazione affinchè i clienti
possano ricordarsi di voi come “quello che potrebbe avere quelle foto”.
Ovviamente il
consiglio che do è quello di non tralasciare gli altri interessi
fotografici: se il vostro settore in cui vi sentite padroni è la
fotografia di nudo, realizzate comunque foto della vostra città, di
inaugurazioni di mostre d’arte ecc. perché lavorare sull’archivio con
immagini anche se spaiate, daranno in ogni caso una piccola rendita nel
tempo.
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Ovviamente se avete
immagini che ritraggono cumuli di immondizia a Napoli, certo non andrete
a proporle a Bell’Italia, ma a un quotidiano o a un magazine per
le pagine di cronaca.
Se la notizia ha un
rilievo (inter)nazionale, perché no, proporle anche a giornali
stranieri.
Se volete che qualcun
altro si occupi della proposta e distribuzione delle vostre foto, basta
cercare in rete “agenzie
fotografiche” e decidere con quale collaborare.
Ovviamente non sarete solo voi a decidere, ma anche l’agenzia che potrà
dirvi che non hanno bisogno del vostro materiale.
All’Agenzia
Fotografica consegnerete in deposito le vostre immagini (spesso in
esclusiva) per un tempo specificato (1-5 anni) possibilmente sotto forma
di file digitali su CD o trasferite via FTP sul suo server o inviate
via e-mail o caricate direttamente sul suo sito aprendovi un account
specifico e badando che nell’uploading le dimensionate e cataloghiate
secondo le istruzioni fornitevi.
Mentre l’Agenzia
provvederà a piazzare le vostre foto, avrete tutto il tempo di farne
altre nel frattempo.
L’Agenzia Fotografica
trattiene una percentuale per il servizio di intermediazione (intorno al
30-40%), ma alcune non sono particolarmente rigide e modulano le proprie
pretese quando si trovano di fronte a buone immagini o comunque che
hanno mercato.
Se volete vendere
da soli:
-
studiate bene la
linea grafica del potenziale cliente: lo stile e il taglio delle
foto, la qualità…;
-
non abbiate paura
di proporvi ai grandi editori;
-
cercate anche
clienti all’estero via internet: mediamente pagano di più e prima
degli italiani;
-
cercate il
responsabile della ricerca immagini del vostro obiettivo: picture
editor, photo editor, ricerca iconografica, art director…;
-
descrivete subito
le foto o il foto-servizio che intendete proporre spiegando qual è
il contesto della notizia (non basta dire di avere foto di animali,
ma specificare ad esempio se trattasi di animali nati in cattività
specificando che solo voi avete avuto l’autorizzazione a riprenderli
grazie a delle conoscenze);
-
preparatevi un
modulo di ricevute di consegna in pdf da mandare via
e-mail e da ricevere controfirmato via fax o per posta in cui si
specificano durata di utilizzo delle foto, destinazione d’uso,
eventuale esclusiva ecc.;
-
non siate
permalosi: anche se le vostre foto saranno bellissime, probabilmente
non hanno mercato;
-
non arrendetevi
mai: se il vostro occhio critico reputa buone le proprie immagini,
prima o poi troverete chi le pubblica.
Ogni immagine deve
riportare assolutamente un proprio codice di identificazione, vale a
dire un proprio “nome” che sia unico, inconfondibile. Può essere
semplicemente una numerazione progressiva che dovrà essere comunque
abbinato alle parole chiave di quanto rappresenta la foto.