Editoria, Bookshops, Fotografia e Beni Culturali:
cosa succede quando
l’editoria culturale e le riprese fotografiche sono
privatizzate e non liberalizzate
di
Marco Maraviglia
PARTE
1a
/ PARTE 2a
Approfondimenti del problema:
1.
RICHIESTA DI AUTORIZZAZIONE ALLE RIPRESE
FOTOGRAFICHE:
a parte che non tutte le sovritendenze locali sono
efficientemente preparate ad accogliere tali richieste,
sovente capita che i tempi tra la richiesta e
l'autorizzazione inficino sulla possibilità di
pubblicare un foto-servizio nei tempi richiesti a un
fotografo da un editore.
2.
PAGAMENTO CANONE:
molto del lavoro dei Fotografi è su "proposta" (tentata
vendita), ovvero realizzano di loro iniziativa i servizi
fotografici che sono poi proposti agli editori che
potrebbero essere interessati alla loro pubblicazione.
Capita non raramente che dopo aver realizzato un lavoro
fotografico questo non sia mai pubblicato e quindi non
resta altro ai fotografi, che il tempo e il denaro speso
inutilmente di tasca loro. Se dovessero pagare il canone
per i diritti di ogni immagine realizzata presso un
museo o sito archeologico, sarebbero costretti a
chiudere o a sopravvivere facendo foto-tessere. L'art.
109 del Decreto in oggetto sembra incostituzionale in
quanto vìola il diritto al lavoro in quanto meccanismo
perverso: pagare per lavorare pur assolvendo, i
Fotografi, già ai loro doveri di contribuenti.
3.
ARTICOLO 109:
quest'articolo prevede inoltre la consegna di due stampe
di ciascuna immagine e dell'originale; ciò è in netto
contrasto con le norme che regolano già il diritto
d'autore del fotografo.
4.
IMMAGINI A NOLO:
è prassi delle sovrintendenze quella di fornire immagini
tratte dai propri archivi agli editori che lo
richiedano, a fronte di un contributo per il "noleggio".
A parte che tale prassi si scontra ugualmente con le
vigenti leggi sul Diritto d'Autore (chi ha materialmente
realizzato tali immagini non percepisce compenso da
detto "noleggio"), rincresce dover sostenere che gran
parte delle immagini degli archivi delle sovrintendenze
non corrispondono agli standard estetici e qualitativi
richiesti dalla maggior parte degli editori.
Possibili soluzioni:
1.
LIBERALIZZAZIONE:
sarebbe utile la sospensione del Decreto affinchè il
Ministero (MiBac) abbia tutto il tempo di rivederlo, per
renderlo più liberista affinchè tutti i fotografi
professionisti possano effettuare riprese fotografiche
di Beni Culturali senza i suddetti vincoli pur lavorando
su un minimo di regolamentazione di tipo logistico (ad
esempio, consentire riprese fotografiche a pagamento
solo ai fotoamatori, a coloro che non sono in grado di
dimostrare che svolgono l'attività professionalmente
oppure non consentirle affatto evitando in tal modo
disturbi alla quiete dei musei). La liberalizzazione
incrementerebbe una maggiore produzione di immagini di
qualità relative ai nostri siti Culturali e quindi una
loro diffusione più capillare stimolando turisti di
tutto il mondo a programmare visite nel nostro Paese con
il relativo introito di denaro straniero.
2.
AUTONOMIA LOCALE:
le sovrintendenze locali potrebbero
uniformarsi alla suddetta proposta di liberalizzazione e
che comunque abbiano la facoltà di decidere
autonomamente, la possibilità di utilizzare o meno, in
taluni siti, i flash, le luci continue, stativi o altre
attrezzature che arrechino disturbo o intralcio alla
circolazione turistica esponendo in prossimità degli
ingressi una segnaletica che lo specifichi così come in
molti siti di interesse culturale d'Europa.
3.
RIPRESE PARTICOLARI:
sarebbe opportuno avere la possibilità di poter
effettuare riprese fotografiche nei siti dei Beni
Culturali previa celere autorizzazione, in orari e
giorni concordati coi responsabili dei siti durante i
quali non vi siano visitatori, a fronte della spedizione
di copia dello stampato agli uffici stampa preposti nel
caso in cui le immagini siano pubblicate e di un
contributo simbolico lì dove i siti debbano sostenere
una spesa extra per l'illuminazione.
4.
IMMAGINI PUBBLICITARIE:
i punti di cui sopra dovrebbero valere anche per quelle
immagini utilizzate per scopi commerciali come city-map,
guide turistiche, cartoline, brochures, calendari, siti
web, CD interattivi ecc. realizzati e sostenuti da
sponsor di aziende private.
Non pensare in questa direzione non fa
che penalizzare il settore editoriale ed il turismo in
termini di ampia divulgazione.
Escamotage: come
fotografare senza pagare il canone e pubblicare:
C’è una procedura più semplice per
fotografare i Beni Culturali senza che si versi il
canone per i diritti di riproduzione.
Basta chiedere l’autorizzazione alle
riprese per scopo didattico e non commerciale. Al
fotografo viene sottoposto un modulo da controfirmare
(v. un
fac simile)
col quale si impegna a non commercializzare le foto
realizzate ma che saranno usate solo per ricerca
personale.
Una volta scattate le foto, se pubblicate
in qualche libro, state certi che sarà più improbabile
che raro che andranno a cercare l’Autore o l’Editore per
riscuotere il canone dovuto.
Semplicemente perché la legge (ad oggi)
non prevede un organismo di controllo di tutte le
pubblicazioni del mondo sui beni culturali, atto a
verificare se le immagini sono state già assoggettate al
pagamento del canone sui diritti.
E’ una strada ibrida che gioca sulle
lacune della Legge, ma che in fondo, non fa che bene
all’editoria e al turismo.
PARTE 1a
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PARTE 2a
Fonti:
www.patrimoniosos.it
www.confcultura.it
www.fotografi.org
www.parlamento.it
(Codice dei beni culturali e del
paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6
luglio 2002, n. 137:)
www.cittadinolex.it
Appalti pubblici per la gestione dei
musei (Sentenza del Tar 7590/2005 -11
ottobre 2005-). |